Con la partecipazione della più celebre coppia di Hollywood in veste di mascotte.

venerdì 21 giugno 2013

IMAGINE - Intervista inedita a John Lennon

Danny Jameson e Bob Wiseman intervistano John Lennon negli studi della WKUZ, durante il Danny & Bob Crazy Live, trasmissione radiofonica dell' 11 maggio 1984. Trascrizione: Bob Wiseman. Traduzione in italiano: Gianluca Gemelli.






IMAGINE - Intervista inedita a John Lennon 

D: E ora la linea a Bob per le previsioni del tempo. Bob, ci sei?
B: Eccomi, eccomi! Grazie, Danny! Prendo la linea qui dalla torre meteorologica della WKUZ…
D: In realtà è appena arrivato e si è seduto proprio qui accanto a me, dietro a un pannello di compensato.
B: Cerca di volare un po' più in alto con la fantasia, Danny!
D: Oh, ma io lo faccio ogni giorno, Bob!
B: Tua moglie. Lei sono sicuro che lo fa.
D: Che cosa?
B: Volare con la fantasia, ogni giorno. Deve farlo, poverina.
D: Ma guardalo: non fa in tempo a mettersi le cuffie e già deve darmi addosso…
B: Ci pagano per questo.
D: Andiamo avanti con le previsioni che è meglio.
B: È venerdì undici maggio 1984! Qui a New York sono le 4:34 del pomeriggio, la temperatura è di 69.6 gradi e c'è una pioggerella fastidiosa…
D: Questo lo vedo anche da me se guardo fuori dalla finestra, Bob!
B: Sì, ma io qui dalla torre meteorologica ho una visione molto più vasta!
D: Ovviamente!
B: Ovviamente! Comunque per stanotte è previsto cielo sereno.
D: Sì, ma dicci che tempo farà nel week end, Bob, a mio zio Winnie interessa sapere se può andare a pescare sul lago Cayuga!
B: Dì a Zio Winnie che può andare a pescare tranquillamente.
D: Sicuro? Il tempo sarà bello? Sai, Zio Winnie ha novantasei anni, non me lo perdonerei mai se…
B: Niente paura: qui dall'aereo meteorologico della WKUZ vedo tutto il cielo e non ci sono perturbazioni in arrivo.
D: Ecco che si è inventato anche l'aereo!
B: Immaginazione, Danny, immaginazione! Cerca di sforzarti un pochino.
D: Ah-ah! Io lo so perché hai detto questo, Bob!
B: Perché ho detto cosa?
D: Perché hai detto "immaginare"!
B: Ho detto "immaginare"?
D: Proprio così!
B: Ah, è perché stai pensando all'ospite di oggi?
D: Sì! Tu lo sai chi è, Bob?
B: Tu che ne pensi? È una settimana che prepariamo questa intervista, mi sembra. Ieri sera, poi, ho parlato al telefono con…
D: Non lo dire, non lo dire!
B: Perché non lo devo dire? Ho parlato al telefono con Yoko!
D: Con Yoko?
B:  Sì, Yoko Ono! Mi ha chiamato lei.
D: Ti ha telefonato Yoko Ono? Anch'io ci ho parlato, ieri mattina.
B: Proprio per questo poi ieri sera lei ha telefonato a me, per capirci qualcosa: dice che tu sei matto da legare.
D: Io matto da legare? E tu che fai le previsioni del tempo dall'aereo meteorologico?
B: Anch'io. Anch'io sono matto da legare!
D: Signore e signori, come avrete capito questo pomeriggio sarà nostro ospite, purtroppo per lui, niente di meno che… Niente di meno che… Vuoi dirlo tu Bob?
B: No, dillo tu, Danny.
D: Lo dico io?
B: Sì, dillo tu.
D: Tanto lo hanno capito tutti.
B: E se non l'hanno capito basta che leggono i programmi sulla guida!
D: C'è anche sul New York Times.
B: Siamo anche sul New York Times?
D: Ci siamo.
B: Allora siamo famosi.
D: Signore e signori, ci risentiamo dopo un po' di pubblicità, e torneremo con una canzone…
B: Imagine!
D: Veramente io ho preparato Moon Unit.
B: Ah, il nuovo singolo dei Beatles! Questo sì che mi piace.
D: Signore e signori, dopo la canzone torneremo in diretta con…
B: John Lennon!
D: Ah! Alla fine l'hai detto tu!
B: Tu non lo dicevi mai!
D: Signore e signo…
B: Vuoi piantarla con questo "signore e signori"?
D: Si dice così, alla radio. E anche al teatro.
B: Sì, ma ci vuole più fantasia, ricordi?
D: Ah, già. Amici beatlemaniaci? Va bene così?
B: Può andare.
D: Amici beatlemaniaci, ci vediamo tra poco qui al Danny & Bob Crazy Live insieme a…
B: John Lennon!
D: L'hai fatto di nuovo!
B: È che… vedi, io lo dico molto meglio di te!
D: Pubblicità. A più tardi. Pubblicità.

D: Mr. John Lennon! (applausi registrati)
JL: Ciao Danny, ciao Bob!
B: Ciao, John!
D: Benvenuto, John!
JL: (sottovoce) Gli applausi sono registrati.
D: Guarda che gli ascoltatori lo sanno!
JL: Ah, allora va bene!
B: Come va, John?
JL: Bene, benissimo. Sono finalmente tornato a New York e sono felice. Sono sempre felice di tornare qui: è l'unico posto dove non mi sento sotto assedio. Voglio dire: in questi mesi siamo stati molto sotto i riflettori, ma qui…
D: John sta parlando del tour mondiale della reunion dei Beatles, che si è concluso un mese fa a Rio… quanti spettatori c'erano, John?
JL: (ride) Non li ho contati!
B: Cinquecentomila! Cinquecentomila spettatori, questo hanno scritto i giornali!
JL: Allora sarà così.
D: Wow!
B: Tutti i record battuti.
D: I Beatles sono entrati nel Guinness dei primati!
JL: C'eravamo già!
D: È vero. E il tour era iniziato l'anno scorso proprio qui a Central Park. C'ero anch'io quella sera.
B: C'ero anch'io!
JL: Anch'io! (ridono)
D: C'era tutta New York! Era il vostro primo concerto dal vivo dal 1966!
B: Sono quasi vent'anni, se si esclude il concerto a sorpresa di Let it be.
JL: Sì, mancavamo da tanti anni. Però poi ci abbiamo dato dentro per recuperare il tempo perduto: abbiamo fatto quasi ottanta concerti in giro per il mondo!
D: Sì, è stato il tour dei record.
JL: Sì, ma un anno di tour… Ti rendi conto?
B: Sarete stanchi morti!
JL: Sì. Adesso bisogna staccare per un po'. Paul è andato in campagna, in Scozia, George credo sia andato in India…
D: Ringo?
JL: Dev'essere andato al pub. (ridono) Ma ci siamo dati appuntamento a Londra dopo l'estate. Abbiamo ancora tante idee nuove da sviluppare, suoni da esplorare…
B: L'album del grande ritorno, Beatlesback, per molti è il vostro migliore.
JL: In effetti non è niente male. E ha la copertina più bella!
D: (ride) Infatti qui in America l'hanno censurata: la foto è la stessa, con voi quattro nudi e di spalle, ma hanno messo una bella fascia rossa che vi copre il…
JL: (ride) Sì! E non è la prima volta che qui mi fanno uno scherzo del genere!
B: Infatti! C'era quel tuo album…
JL: Unfinished music.
B: Sì, quello dove in copertina ci siete tu e Yoko nudi!
D: Ah, adesso me lo ricordo! Lo hanno messo in vendita dentro a una busta di carta marrone, vero?
JL: (ride) Sì! Bisogna dirlo, in Europa sono un po' più aperti!
D: (ride) È proprio vero! E insomma tutto questo successo, il nuovo singolo che è sempre in vetta alle classifiche… Ma tu ora te ne torni a casa e ti metti tranquillo per un po'.
JL: Sì. Abbiamo bisogno di tornare qui, io e Yoko, ogni tanto.
B: Guarda che ci sono quattro o cinque fan, giù in strada, che ti aspettano, li ho visti prima.
JL: (ride) Sì: è proprio questo che mi piace di New York, è una città tutto sommato indifferente. La gente si fa gli affari suoi e non c'è mai una folla strepitosa che si interessa a me. I fan sono grandiosi, ma anche stavolta resteranno delusi. Come sai purtroppo non mi posso più fermare con loro…
D: Sì. Dopo l'attentato che hai subito qualche anno fa...
B. Era il 1980.
JL: Già. Da allora vivo come un carcerato. Auto blindata, vetri antiproiettili, e le mie guardie del corpo che mi seguono dovunque vado.
D: Sono qui con noi in studio, ragazzi, e sono grandi e grossi.
B: E hanno delle pistole grandi e grosse. E probabilmente…
D: Bob!
B: Che c'è? Che ne sai cosa volevo dire?
D: John, presentaci tu le tue guardie del corpo, che è meglio!
JL: Si chiamano Mike e Nick. Salutate gli ascoltatori, ragazzi! (mormorio lontano).
D: Salve ragazzi! Però sono simpatici. Ti seguono dovunque?
JL: Sì.
D:  Anche al bagno?
JL: (ride) Purtroppo sì, Bob.
D: (risate) Io sono Danny, lui è Bob!
B: O almeno così ci hanno detto.
JL: Scusate, ragazzi!
D: Perdonato. John, per anni tutti vi hanno supplicato, tu e Paul, di tornare insieme, ma voi niente, poi… Hai preso tu l'iniziativa di riunire i Beatles, vero?
JL: Si dice questo in giro? (ride) Però sì, è così. Penso comunque che tutti si aspettassero che prima o poi l'avremmo fatto.
D: È stato difficile? Ci sono stati problemi da parte degli altri Beatles?
JL: No, non molti. I veri problemi sono stati solo di tipo legale, ma Paul e Ringo hanno detto subito di sì. Mi è bastato telefonare. Ci siamo sempre tenuti in contatto, per tutti questi anni. Ognuno aveva fatto quel che voleva fare, e ormai eravamo pronti a tornare insieme.
B: E George?
JL: Anche con George abbiamo continuato a sentirci, però come tutti sanno lui è tornato all'ovile per ultimo. Ci ho messo un po' più di tempo a convincerlo. In tutto ci ho messo tre anni per sistemare tutto e riportarli tutti e tre ad Abbey Road.
D: Ecco, e qui c'è la domanda che a tutti sta a cuore, quella a cui hai accettato di rispondere oggi…
JL: Non posso più scappare, eh?
D: Eh, no! C'è scritto anche sul New York Times, nell'articolo che parla di noi. Guarda qua! Stavolta devi rispondere. Devi raccontare tutto. Hai promesso. La gente da casa sta aspettando proprio quello.
JL: (ride) Lo so, lo so.
D: Quindi non si scappa: devi dirci se c'è una connessione tra l'attentato che hai subito, le cinque pallottole sparate da Mark Chapman, il mese di ospedale al Roosevelt Hospital, la riabilitazione… e la tua decisione di riunire i Beatles.
JL: Oh, beh. È presto fatto: sì, c'è una connessione.
D: Ma questo l'avevi già detto. Ma stavolta hai promesso di raccontarci tutto. Tutto quel che è successo quel giorno e il perché subito dopo hai improvvisamente preso questa decisione.
JL: E lo farò, Bob, parola.
B: Lui è sempre Danny!
JL: Scusa, Danny!
D: Non lo so più neanche io chi sono, forse sono davvero io Bob.
B: Gli piacerebbe…
D: Comunque, amici beatlesmaniaci, John Lennon ha promesso di raccontarci tutto di quel terribile giorno, l'8 dicembre 1980, il giorno in cui è scampato alla morte. Vero John?
JL: Sì, Bob! (ridono)
D: Ecco! E lo farà dopo una breve pausa. Pubblicità e rientriamo con una canzone, e poi non mancate perché saremo di nuovo in diretta con John Lennon!
B: La canzone sarà?
D: Imagine. Una canzone che non invecchia mai.
JL: È una persecuzione…
D: A fra poco, gente! (sottovoce) Psst: comunque, John, io sono Danny, lui è Bob!

D: Eccoci tornati in diretta con John Lennon!
JL: Ciao a tutti!
D: Andiamo subito al dunque, perché John ha promesso di raccontare finalmente ai nostri ascoltatori com'è andata quel giorno, l'8 dicembre 1980, il giorno in cui rischiò la vita.
B: Ed è la prima volta che ciò avviene, vero John? Non ne hai mai voluto parlare prima, vero?
JL: No, non ne ho mai parlato a nessuno.
D: A parte Yoko.
JL: Sì, a parte Yoko, lei sa tutto, e anche gli altri Beatles, ma loro non sanno proprio tutto.
D: Ci saranno delle sorprese anche per loro? Le scopriranno assieme ai nostri ascoltatori?
JL: Sì.
B: Allora state pronti, Paul, George e Ringo! Dovunque voi siate! Accendete la radio! Ringo, smetti di giocare a freccette! (risate)
D: Allora, torniamo indietro a quel terribile giorno, ricordiamo prima come noi tutti siamo venuti a conoscenza dei fatti tramite radio e TV. Dunque, è la sera dell'8 dicembre 1980, e tutti i programmi vengono interrotti dall'annuncio della sparatoria davanti al Dakota Building, nell'Upper West Side.
B: È a un passo da Central Park.
D: Sì. Ci sono un morto e un ferito. Lo sparatore è stato arrestato, si chiama Mark Chapman. Il ferito è John Lennon: è rimasto colpito da due pallottole, una al braccio sinistro e l'altra al collo, di striscio.
JL: Non proprio di striscio…
D: I primi notiziari sono allarmanti, sono momenti di angoscia per i fan. Ma dopo un po' viene diffusa la notizia che John Lennon non è in pericolo di vita. Le altre tre pallottole sparate da Mark Chapman per fortuna hanno colpito un passante. Per fortuna di John Lennon, perché quella persona, un uomo tra i trenta e i quaranta, invece è rimasta uccisa.
JL: Ecco, in realtà non si è trattato di fortuna o sfortuna. Quel tale mi ha salvato la vita.
D: Ah. Avevo sentito dire qualcosa di simile, ma non era mai stato confermato…
JL: E ora ve lo confermo io. Quel tale mi si è buttato davanti, mi ha fatto da scudo, e si è beccato tre pallottole al posto mio!
B: Mark Chapman sparava per ucciderti…
JL: Sì, lo ha detto anche al processo. I motivi non sono molto chiari…
B: È matto.
JL: Non c'è dubbio.
D: Quindi questo eroe misterioso… Perché non si è mai riusciti a identificarlo, vero John?
JL: Proprio così! Non aveva documenti addosso, e nessuno lo ha riconosciuto. Sono state fatte delle indagini, le foto sono state mandate in TV, e anch'io ho pagato dei detective privati, ma niente.
B: È un vero mistero.
JL: Puoi dirlo!
D: Ma tu conosci il suo nome, non è vero, John?
JL: Non proprio: me l'ha detto, questo sì, ma non me lo ricordo più. Abbiamo parlato un po' mentre eravamo a terra in mezzo al sangue, aspettando i soccorsi. Mi ha detto il suo nome di battesimo, ma poi l'ho dimenticato, mi dispiace. Ero ferito anch'io, perdevo sangue…
D: Ma lui era ferito più gravemente, e non ce l'ha fatta.
JL: No, Danny, purtroppo. È stata una cosa molto triste. Abbiamo parlato, gli ho anche tenuto la mano, ma dopo pochi minuti è morto. Quando è arrivata la prima ambulanza era già andato.
B: Quindi lo hai visto morire?
JL: Sì. Lui mi ha salvato la vita e io non ho potuto far altro che tenergli la mano fino alla fine.
B: Che tristezza. E che strano che nonostante tutte le indagini non si sia scoperto chi fosse. Questa cosa ha davvero dell'incredibile.
D: Alcuni testimoni hanno raccontato che lui ti ha parlato per cinque minuti buoni, prima di morire. Qualcuno ha ipotizzato che sia stato lui a chiederti di riunire finalmente i Beatles. È andata così, John?
JL: Sì, credo di sì.
D: Sì o no?
JL: Ero ferito, e mi ricordo della nostra conversazione un po' come uno si ricorda di un film che ha visto di notte alla TV, mentre sta a letto…
B: Come in un sogno?
JL: Sì. Insomma non sono certo al cento per cento di quel che mi ha detto. Comunque, lui era un fan, questo me l'ha detto, lo ricordo bene, e mi ha anche chiesto di riunire i Beatles, sì.
D: Quindi tu hai deciso di farlo per rispettare il desiderio di un fan che stava per morire? Lo stesso fan che ti ha salvato la vita?
JL: Sì, credo di sì. Ma… Non è tutto qui.
D: C'è dell'altro?
JL: Sì. Tieni presente che il dubbio di essermi sognato tutto ce l'ho. Sai com'è: in quella situazione… Sdraiati per terra, feriti… Ma quel che mi ha detto quel ragazzo mi ha impressionato, e anche se poi ho dimenticato subito il suo nome, non ho dimenticato qualcosa di quel che mi ha detto prima di morire. O almeno, di quel che credo mi abbia detto…
D: E cioè?
JL: Quel ragazzo mi ha raccontato di essere andato davanti al Dakota Building proprio in quel giorno e proprio in quel momento appositamente per salvarmi la vita.
D: Cioè? Non passava di lì per caso?
JL: No. Era venuto lì apposta per salvarmi.
D: E come faceva a sapere che ti avrebbero sparato?
JL: Lui veniva dal futuro, questo mi ha detto.
B: Cosa?
JL: Era un mio fan che veniva dal futuro: aveva fatto un viaggio nel tempo. Il suo scopo era fermare Mark Chapman e impedire la mia morte.
D: Ma stai scherzando?
JL: No, dico sul serio. Ha detto che nel suo tempo Mark Chapman mi aveva ucciso. Io ero morto. E lui era tornato indietro nel tempo proprio per salvarmi.
B: Sta scherzando, Danny. Ti sta prendendo in giro.
JL: No, non sto scherzando. Questo è quel che mi ha detto quel tizio. Ora capisci perché non ne ho mai voluto parlare prima?
D: Beh, sì!
B: Ma da che anno proveniva, questo viaggiatore del tempo?
JL: Non lo so. O lui non l'ha detto o sono io che non me lo ricordo.
D: Ma che razza di storia… Ma non te la stai inventando adesso, vero John?
JL: No, assolutamente no. È quel che è successo. O almeno, quel che mi ricordo.
D: Signore e signori, vi aspettavate rivelazioni incredibili? Beh, eccole: i viaggi nel tempo esistono! O almeno così dice John Lennon!
JL: (ride) Forse! Diciamo che esistono forse! Io non lo so. So solo quel che mi ha detto lui!
B: Incredibile… Però questo spiegherebbe perché non si è mai riusciti a conoscere la sua identità!
JL: Certo: non era ancora nato!
B: Ma se quel tale poteva viaggiare nel tempo, perché non è riuscito a fermare Chapman? Perché non è tornato ancora un pochino più indietro in modo da impedire a te di andare all'ospedale… e a lui stesso di andare al cimitero?
JL: È questa la cosa più sconcertante, Bob. Mi ha detto che conosceva l'ora in cui la sparatoria sarebbe avvenuta, e quindi era arrivato con un giusto anticipo. Conosceva anche il numero civico, si era studiato una foto dell'ingresso del Dakota Building.
D: E allora? Come mai…
JL: Aveva sbagliato ingresso, e il numero civico che aveva, il n. 2, era sbagliato. Vedi, il Dakota Building ha due ingressi vicini, quasi identici. Il ragazzo non riusciva a spiegarsi come mai avesse sbagliato. Quando sentì Chapman gridare "Hey, Mr. Lennon!" e mi vide venti metri più in là, davanti al n. 1, non ha potuto far altro che correre verso di me, e…
B: E si è beccato lui le pallottole mortali…
JL: Esatto, quelle che avrei dovuto beccarmi io.
D: Ammetterai che è una storia incredibile. È fantascienza, questa.
JL: Lo è, lo è senz'altro, e infatti non ho detto niente a nessuno, fuorché a Yoko. Ma la storia mi ha impressionato, e ho deciso di cercare di riunire i Beatles, cosa che comunque non escludevo di fare, prima o poi. Ma l'ho fatto per lui, che diceva di avermi salvato la vita, tornando indietro nel tempo, proprio per poi potermi chiedere di riunire i Beatles.
B: Incredibile…
JL: Adesso non so se questa storia del viaggio nel tempo per salvarmi era un sogno mio, un delirio suo, o cosa… Ma lui la vita me l'aveva salvata davvero, e sacrificando la sua! Non potevo sottrarmi dal fare qualcosa per lui, e poi era qualcosa che meditavo da tempo di fare comunque. Volevo anche dedicargli una canzone nel disco della reunion, ma purtroppo non ricordavo più il suo nome. Però l'ho fatto, c'è la canzone!
D: Oh! Ma è Why do you want to let me live?
JL: Sì! Proprio quella!
D: Incredibile… È tutto così incredibile!
B: L'hai già detto, e l'ho detto anch'io.
D: Ma questa storia gli altri Beatles la conoscono già, no? La canzone…
JL: Sì, ho raccontato tutta questa storia mentre registravamo l'album. Dovevo spiegare quel che significa per me la canzone. Ovviamente mi hanno preso per matto.
B: Ovviamente!
JL: Ovviamente.
D: Però, non finisce qui, vero? Hai detto che anche loro non sanno tutto. Solo Yoko lo sa, l'hai detto tu, se non sbaglio. Quindi c'è dell'altro, o no?
JL: Sì, c'è un'ultima cosa, che poi è la ragione per cui ho finalmente accettato di raccontare tutta questa storia assurda in un'intervista.
D: Dicci, allora.
JL: Allora, io e Yoko torniamo a casa dopo il tour, due settimane fa, andiamo a casa nostra, al Dakota Building, e che scopriamo? Scopriamo che c'è stata una rinumerazione. I numeri civici sono stati sostituiti. Il n. 1 è diventato n. 2 e il n. 2 è diventato n. 3. Capito?
D: No. Cioè? Ah, aspetta… Aspetta un attimo…
B: Cioè quello che aveva lui, il numero sbagliato…
D: Era in realtà quello giusto?
JL: Proprio così! Lui aveva il numero giusto… Ma in un'altra epoca! Gli avevano detto che John Lennon era stato ucciso davanti al n. 2 e lui lì si era messo ad aspettare. Sennonché nel 1980 il n. 2 era un altro!
D: Sempre più incredibile!
B: Ma tu ci credi a tutto questo, John?
JL: Non lo so. A un cero punto avevo smesso di farmi domande, avevo smesso di pensare a questa storia. Era una cosa mia, un sogno, o cosa… non lo so. Ma ci convivevo senza chiedermi più se fossi pazzo io o quel pazzo che mi salvò la vita quel giorno… Ma ora questo fatto del numero civico mi ha fatto tornare tutto… Io e Yoko siamo rimasti sconvolti. Certo, può essere una coincidenza. Può essere tutto un sogno, una fantasia, o il delirio di un pazzo… Chi lo sa. Ma nella vita ci vuole anche un po' di immaginazione, vero ragazzi?
  
John Lennon è stato assassinato da Mark Chapman l'8 dicembre 1980. Non è sopravvissuto all'attentato. Quattro dei cinque colpi sparati da Chapman sono andati a segno. Nessun viaggiatore del tempo è intervenuto per salvarlo. L'intervista qui trascritta non ha mai avuto luogo. Non esiste un Danny & Bob Crazy Live Show, non esiste la WKUZ, e Danny Jameson e Bob Wiseman sono personaggi di fantasia. Per non parlare dei viaggi nel tempo, che non sono che un sogno fantascientifico. In questo racconto ho cercato di imitare le interviste radiofoniche di artisti rock, anzi le loro trascrizioni. Ho anche cercato di simulare alcuni dei difetti tipici delle traduzioni di dialoghi dall'inglese. La trama si ispira a Breaking Destiny di Nadia Arabeschi, che ho potuto leggere quando aveva un altro titolo, e anche il nome dell'autrice era un altro. I Beatles non si sono mai riuniti, non hanno mai inciso l'album Beatlesback, né un pezzo intitolato Moon Unit, né uno intitolato Why do you want to let me live. E il Dakota Building ha un solo ingresso.
Ma uno può sempre lavorare d'immaginazione.

1 commento:

  1. All'anima della immaginazione! tutta l'intervista è così reale, così dannatamene americana che più la leggevo e più restavo perplesso, Non ho mai seguito particolarmente i Beatles, ricordavo come Lennon fosse stato ucciso da un pazzo ma, leggendo l'intervista, avevo creduto che fosse realmente avvenuto un precedente attentato e mi ripromettevo di fare qualche ricerca su Google! Cavolo, prof. sei proprio bravo! Complimenti.

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