Con la partecipazione della più celebre coppia di Hollywood in veste di mascotte.

lunedì 23 dicembre 2013

Il Cimitero di Praga: un librogame!

Ce ne hai messo di tempo per deciderti a scrivere qualcosa su Il Cimitero di Praga, mi direte. In effetti l'ultimo romanzo dell'Umbertone nazionale l'ho letto un paio d'anni fa e l'ho dimenticato quasi subito, ma mi è tornato in mente recentemente, per via dei film del genere polpettone in costume che mia moglie mi ha costretto a vedere in DVD con lei (chi la fa l'aspetti: io le avevo propinato altrettanti fanta-trash). E solo ora mi si è accesa una lampadina: ho capito che Il Cimitero di Praga non è un romanzo storico, ma un librogame! Forse ci sarà qualcuno che penserà: e questo c'è arrivato solo adesso? E che ci volete fare, sono un po' tardo! Ma per chi invece trovasse nuovo e paradossale questo giudizio, eccovi questa mia recensione, ove lo tutto est ampiamente elucubrato.

IL CIMITERO DI PRAGA - Umberto Eco

Gioco n. 1. Il passante che quella grigia mattina... Caccia alla citazione!
La sopracopertina ci prepara a leggere un romanzo d'appendice in stile ottocentesco, ma certo pochi si aspettano di dover fronteggiare Il passante che in quella grigia mattina... Il prologo de Il Cimitero di Praga in pochissime pagine pressa una tale profusione di citazioni, riferimenti e suggestioni letterarie ottocentesche, specie francesi, da far prima domandare al lettore, per ognuna che ne coglie, quante ne ha perse, e infine, se sia poi così importante continuare a stare al gioco. Ma rinunciando all'estenuante caccia alla citazione, al lettore moderno non rimarrebbe altro che un orribile centone, inaspettato e illeggibile distillato di banalità ottocentesche. Facile pensare che qualcuno, che magari si aspettava un thriller storico, si sia arreso alle prime pagine. Il terrore del lettore a questo punto infatti è che Eco, in stile con la ninfa omonima, continui solo ad echeggiare autori ottocenteschi per più di 500 pagine!

Gioco n. 2. Il doppio diario: caccia all'evento storico.
Ma se si tiene duro all'inizio, lo scoglio si supera: il paludato narratore purtroppo continua a inserirsi spesso, con il suo stile da feuilleton perfettamente imitato (persino nel carattere tipografico!) ma ben presto compaiono altre due voci narranti, le quali, pur nei limiti dovuti all'epistolare e al diario, garantiscono uno stile un po' più frizzante. Ora il gioco è cambiato: non è più caccia ala citazione, ma caccia all'evento storico, con il protagonista, Simone Simonini, che fa capolino tra i paragrafi del libro di storia delle medie (tipo la talpa da martellare nel gioco del luna park) concependo a getto continuo intrighi e complotti, seminando documenti falsi e coltellate alle spalle.

Gioco n. 3. Forrest Gump dell'ottocento: il gioco dell'ho inventato tutto io!
Decine di personaggi storici e letterari fanno il loro cameo nel Cimitero di Praga. Incrociamo, tra gli altri, Freud, Nievo, Dumas (tanto per ricordarci che siamo in un romanzo popolare ottocentesco), Garibaldi... C'è anche l'immancabile affaire Dreyfus. Simonini in questo non ricorda un po' Forrest Gump? Ora stiamo giocando a "ho inventato tutto io": dalla fobia massonica, all'anticlericalismo, all'antisemitismo.

Conclusione. Giocare con Umberto: sì o no?
Un giocattolone, quindi, Il Cimitero di Praga, ma non certo facile: c'è Umberto da Bologna a dirigere il gioco, ed è un po' come una di quelle bimbette un po' capricciose che in continuazione ti fanno: "Adesso giochiamo a... Adesso facciamo che...". Insomma è dura: è come giocare a nascondino, ma accecarsi tocca sempre al lettore! Ma mi raccomando, dovete stare al gioco, perchè se non vi fate prendere, e pensate di star semplicemente leggendo un romanzo storico, questo si trascinerà stancamente, e la noia la farà da padrona. In conclusione Il Cimitero di Praga è adatto solo a chi adora giocare con la storia e la letteratura. Altrimenti: statene alla larga!



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