Con la partecipazione della più celebre coppia di Hollywood in veste di mascotte.

sabato 4 gennaio 2014

Agatha Christie: L'autobiografia

Era da parecchio tempo che mi proponevo di leggere l'autobiografia di Agatha Christie. Devo ammettere che per me il librone ha stentato a decollare, ma dopo qualche decina di pagine sono finalmente entrato nel giusto mood vittoriano (e forse mi si è scongelato l'inglese) e mi sono goduto alcune centinaia di pagine frizzanti, prima che ne arrivassero altrettante centinaia condite da sbadigli colossali. Agatha nasce nel 1890, e la sua infanzia è ricca di quadretti arguti e nostalgici di bambinaie, cuoche, cameriere, dame di compagnia, colonnelli in pensione e altri personaggi d'altri tempi. Ebbene sì: il mondo ovattato delle classi sociali elevate, che caratterizza le sue mistery stories, era proprio quello in cui l'autrice era cresciuta e cui sentiva di appartenere. I capitoli relativi all'infanzia, alla giovinezza e al primo matrimonio sono i migliori del libro: ricchi di humor e, in qualche modo, di empatia.

Agatha, benchè tenti di sminuire il suo ceto, vive pienamente i privilegi propri di una ragazza di buona famiglia dell'età vittoriana: da bambina non va a scuola (fino all'adolescenza si istruisce per lo più autonomamente in casa) e non deve progettarsi una professione. Nessuno si aspetta da lei altro che un buon matrimonio. Perfino come sposa di guerra in presunte ristrettezze schiva i lavori domestici e si organizza un nido d'amore con tanto di governante e bambinaia per la figlia Rosalind. Ma non sono tutte rose: da bambina Agatha è molto sola e si costruisce intere famiglie di amiche immaginarie, di cui ricorderà le avventure per tutta la vita! 

Da metà degli anni trenta in poi l'autobiografia (probabilmente anche a causa dei 15 anni intercorsi tra l'inizio della stesura e la sua conclusione) cambia di tono. Diventa sostanzialmente un noiosissimo elenco di tenute vendute, comprate e riarredate, nonché di località esotiche, compagni di viaggio e aneddoti turistici dell'Impero Britannico.

Il finale è un tocco di sentimento e di saggezza da terza età.

In tutto questo l'attività letteraria di Agatha riguarda purtroppo solo una minima parte del libro, ed è specialmente il racconto degli anni dell'esordio a essere interessante. Quello del proseguimento della sua avventura d'autrice diventa presto sbiadito e approssimativo, con l'eccezione forse dell'epopea di Trappola per Topi: frizzante anche se (giustamente) compiaciuta.

Desta stupore la disinvoltura con la quale Agatha, da sola o con i mariti, spesso e volentieri non si fa problemi ad affidare la bambina (ancor piccola) a nonne o bambinaie per partire per viaggi della durata da sei mesi a un anno. Forse era l'uso dell'epoca che la gente del suo censo non si occupasse troppo dei figli.

Altre note che fanno sollevare un sopracciglio sono quelle in cui spiega il suo pensiero, per niente moderno, in tema di emancipazione femminile e di correzione dei criminali. Ma, ripeto: Agatha nacque nel 1890, per cui quando accenna a temi sociali le va accordata una certa indulgenza.

In ogni caso è ora di guardare in faccia la realtà, ragazzi: scrivere romanzi gialli non sembra sia stata l'attività cui Agatha credeva di più. Poirot e Miss Marple, anche quando ormai l'avevano resa ricca e famosa, rimasero per lei poco più di un hobby. Più che ai gialli teneva ai romanzi che pubblicò sotto lo pseudonimo di Mary Westmacott, oggi bollati come romanzetti sentimentali, ma che a questo punto mi incuriosiscono alquanto. Ma il suo principale interesse erano le case e i viaggi. E' un po' triste? Forse. Ma così è.

4 commenti:

  1. Risposte
    1. Agatha riporta nelle sue memorie che dopo la morte della madre, e quindi poco prima della separazione dal marito (i guai vengono sempre tutti insieme) aveva avuto le prime avvisaglie di un esaurimento nervoso. Poi non approfondisce ulteriormente, ma probabilmente lo avrà avuto, l'esaurimento, il che forse spiega la sua breve "sparizione". Ma al momento di redigere le memorie, quell'episodio o era per lei di scarsa importanza, o troppo doloroso da ricordare, o magari non se lo ricordava davvero, come è possibile che accada a chi ha avuto un forte stress. Chi lo sa? E, in fondo, chi se ne importa? Resterà per sempre il segreto di A.C.!

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    2. La nota curiosa è che si iscrisse nel registro dell'albergo dove fu ritrovata dal marito con il cognome dell'amante di lui...!

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