Con la partecipazione della più celebre coppia di Hollywood in veste di mascotte.

sabato 3 settembre 2016

Errori incredibili

Che ne pensate della matematica? Pensate che sia una cosa difficile? Beh, avete ragione, non c'è dubbio che lo è, almeno a un certo livello. Pensate che sia addirittura incomprensibile? Forse, ma non più di tante altre cose, e solo per i profani. Il problema è che a volte anche alcuni traduttori, editor e revisori di libri divulgativi sulla matematica sembrano fare un ragionamento del tipo: "Tanto nessuno ci capirà niente, per cui a che pro dannarci l'anima?". Come spiegare altrimenti il disastro completo dell'edizione italiana di Numeri incredibili, di Ian Stewart? E riguardo a Storia dei simboli matematici di Joseph Mazur, le cose vanno meglio ma non più di tanto.



In Numeri incredibili dell'incredibile purtroppo c'è. Ian Stewart è un famoso divulgatore, e Bollati Boringhieri un noto editore scientifico, per cui ci si potrebbe aspettare il meglio. Come si spiega allora il fatto che mi ritrovo tra le mani un prodotto editoriale tra i più scadenti mai visti? Refusi in quantità, errori gravi e veniali a profusione... Può anche darsi che questo non sia il migliore libro di Ian Stewart: la scelta di dedicare ogni capitolo a un particolare numero lo rende un po' frammentario, ma è difficile credere che l'autore, che è molto noto, sia stato così trasandato. Si deve concludere che probabilmente è mancato qualcosa in fase di traduzione e di revisione. L'impressione che ricavo, insomma, è che si sia pubblicato un libro di matematica (anche se a livello divulgativo) senza la supervisione di un esperto della materia. La lista degli errori sarebbe penosamente lunga. Vi farò solo alcuni esempi, quelli che mi vengono agli occhi risfogliando velocemente il libro:

La versione originale della congettura di Catalan è riportata a pag. 119 in modo oscuro e del tutto incomprensibile, e a ciò non fa seguito alcuna spiegazione più chiara in termini moderni.

Il cosiddetto numero aureo, che incontriamo a partire da pag. 121, è inspiegabilmente chiamato "numero d'oro", nome che in Italia nessuno, credo, ha mai usato.

La nozione di ortogonalità delle matrici è introdotta in modo confuso ed errato a pag. 142.

A pag 156 si scrive che il simbolo dell'insieme vuoto è stato "introdotto nel 1939 dal gruppo di matematici per cui scriveva usando il nom de plume Nicolas Burbaki", laddove per dire qualcosa di sensato si sarebbe dovuto piuttosto scrivere: "dal gruppo di matematici che usava Nicolas Burbaki come nom de plume" (a parte poi il fatto che nom de plume significa semplicemente pseudonimo).

La figura 71 a pag. 160 non è coerente né con la didascalia né con il testo che la precede (nel gergo dei matematici direi che è inconsistente con entrambi).

In tutto il libro, come ad esempio a pag 188 e 213, si utilizza, senza motivo e senza neanche alcuna spiegazione introduttiva, una stramba notazione, sconosciuta in Italia, che consiste nell'accostare le frazioni a un numero intero per significare la somma dei due numeri.

Quello che a pag. 209, cadendo forse in un tranello della lingua inglese, viene chiamato una "specie di rettangolo" è in realtà nient'altro che un parallelogramma.

A pag 219 la funzione trigonometrica tangente viene indicata all'americana, con il simbolo tan, mentre in Italia si usa da sempre il simbolo tg. Questo però, lo ammetto, non è un vero errore, solo una bizzarria esterofila.

A pag 235 il limite per n che tende all'infinito viene indicato usando la simbologia di quello per n tendente a zero, e sviste di questo tipo si ripetono continuamente nel libro.

A pag 238-239 vengono esposti i metodi di Eulero e Briggs per introdurre i logaritmi, ma in modo confuso, pieno di ambiguità e inesattezze.

A pag 267 si dice erroneamente che le frazioni (nel calcolo delle lunghezze d'onda) si eliminano dimezzando la lunghezza della corda vibrante, mentre a me risulta che occorre invece raddoppiarla.

Nel libro spesso mancano le virgole (o i punti) dei numeri decimali, per esempio ciò avviene in modo evidente a pag. 279 e 322. 

Il confuso testo a pag. 338 sembra significare, erroneamente, che l'inviluppo convesso riportato in figura 161 sia quello di minor perimetro possibile. 

Ecc...

Non mancano i paragrafi interessanti, in un libro che è comunque ricco e vasto, ma come potete immaginare è stata un vera sofferenza leggerlo. Sembra il risultato del lavoro di uno che legga e traduca senza capire, e di un altro che controlli e dia l'imprimatur, pure lui senza capire. E il fatto che tutto ciò avvenga sotto l'egida di Bollati Boringhieri aumenta la delusione. 

Passiamo a Storia dei simboli matematici di Joseph Mazur. Questo libro, edito da Il Saggiatore, è veramente interessante. Parla più di storia della matematica e di psicologia che non di matematica vera e propria. Forse per questo "è più facile da capire" e le cose vanno un po' meglio che con Numeri incredibili. Ma non sono tutte rose e fiori: a parte il vezzo dell'autore di infilarci dentro episodi autobiografici, a volte insignificanti e spesso a sproposito, anche qui nell'edizione italiana non manca una quantità di sviste, refusi e frasi oscure. Ancora una volta mi limito a fare qualche esempio:

A pag. 47 la formula delle terne pitagoriche è erroneamente ripetuta due volte consecutive senza spaziatura, trasformandosi così apparentemente in una formula del tutto diversa e misteriosa.

La figura pag. 48 non è coerente con il testo che la precede.

A fine pag. 170 e inizio pag. 171 vi è una ripetizione di circa due righe di testo. 

A pag. 257 un simbolo di frazione contenuto nel testo viene erroneamente ripetuto anche all'interno della parola "ancora".

A pag. 269 una citazione di Whiteside, contrariamente allo stile di tutto il resto del libro, non è stata evidenziata con l'uso di un diverso carattere di testo.

A pag. 320 è saltata una parentesi tonda, a pag. 353 manca un esponente alla lettera zeta... E di sviste di questo tipo  ve ne sono molte.

Traduttori, editor, revisori e compagnia bella, ma che combinate? Anche un libro che parla di matematica deve essere ben curato. Mica perché si tratta di argomenti che per molti risulteranno difficili potete dire: "Tiriamo i remi in barca, tanto non si capisce niente comunque". Se necessario consultate un esperto, ma datevi da fare di più! 

3 commenti:

  1. Finalmente una recensione che ammiro perche insegna cio che i nostri antenati avervano capito e sintetizzato in " SUTOR NE ULTRA CREPIDAM "...OK...

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  2. L'ignoranza non è un peccato anzi è incentivo per apprendere e con umiltà interessarsi di ciò che si conosce. " O MUTOS DEROI OTI "é greco e lo traduco : la favola insegna che" ...OK...

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