L'ora di lezione è una sorta di ibrido tra il saggio e il ricordo autobiografico in cui lo psicologo Massimo Recalcati dice la sua sulla scuola. Ed è sorprendente e paradossale scoprire a che velocità l'autore viaggi contromano. Siamo negli anni duemiladieci, e tutti quelli che pretendono di insegnare agli insegnanti come fare il loro mestiere (e sono tanti, governo incluso, e lo fanno in continuazione) di solito criticano aspramente l'antica lezione frontale e il ruolo centrale che in tempi antidiluviani era riservato al docente, dispensatore di sapere e generatore di amore per la cultura. Recalcati invece imprevedibilmente rimpiange il prestigio perduto della professione docente e fa un elogio di quanti hanno saputo stimolare negli alunni la voglia di conoscere, facendo leva su meccanismi personali e quasi erotici... in pratica instaurando con gli studenti quello che oggi, in didattichese, si chiama rapporto disfunzionale. Sì, ragazzi, incredibile ma vero: Recalcati è persino più retrogado di me!
Originale la disamina dei complessi, in cui però i pazienti sono scuole: Recalcati traccia vaghi identikit fatti di luoghi comuni, definendo la scuola-Narciso, la scuola-Edipo, ecc... Un giochino divertente, ma in realtà poco significativo. Seguono altri capitoletti eterogenei. Il libro si conclude infine con l'appassionato e commosso ricordo dell'insegnante preferita. Poesia e nostalgia.
L'ora di lezione è stato scritto in gran parte attingendo ai ricordi di scolaro dell'autore. Bisogna ammettere che, benché il libro a tratti sia piacevole da leggere, è privo di indicazioni oggettive, e insomma non ha nulla di pratico da offrire agli insegnanti o a chiunque altro.
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