Grazie alla lettura del libro scopro quindi molte cose. Una è la felice società multietnica della Rodi italiana di prima dell'armistizio. Poi c'è il soggiorno in un campo di lavoro russo per prigionieri di guerra: il paradiso per Sami, dopo l'inferno del campo di sterminio, in cui lui vorrebbe restare per sempre; ma l'amico Settimio lo convince a tentare la fuga (aveva intuito che c'era il rischio di finire in Siberia, altro che tornare a casa). Sami comunque sottolinea spesso l'umanità dei russi, così come a volte fa con la crudeltà dei greci di Rodi e di Salonicco, nei confronti dei quali serba un certo rancore, a causa di razziatori e Capò. C'è quindi una marcia di un mese dalla Polonia fino all'Austria, in compagnia di Settimio, per consegnarsi agli americani. C'è la rete di sostegno delle comunità ebraiche di tutto il mondo e quella familiare, anch'essa sparsa in tutto il mondo, senza la quale moltissimi sopravvissuti non sarebbero riusciti a reintegrarsi nella società. Arriva poi l'emigrazione nel Congo Belga, dove Sami fa fortuna, per poi perdere tutto e dover ricominciare da zero una seconda volta con l'avvento di Mobutu e l'africanizzazione. Infine, c'è la vita tra l'Italia e Rodi: Sami e la moglie nell'ultimo quarto di secolo si trasferiscono nell'isola ogni estate, per poter affittare la loro casa di Ostia, e a Rodi Sami si reinventa pescatore. Sami Modiano insomma attraversa a piedi buona parte del novecento, e, nella sua semplicità e schiettezza, giunge alla fine alla stessa conclusione di Primo Levi: i sopravvissuti, come lui, come Piero Terracina, come Liliana Segre, sono rimasti in vita per poter raccontare la loro storia orribile e incredibile, per conto di tutti coloro che non ce l'hanno fatta. Sami, come altri sopravvissuti, al ritorno dall'inferno, per lunghi anni viene un po' compatito un po' considerato un contafrottole, e fino agli anni duemila preferisce tener tutto per sé o quasi. E' l'amico Piero Terracina, recentemente scomparso, a convincerlo che c'è bisogno che anche lui scenda in campo. I testimoni dello sterminio degli ebrei tra non molto saranno estinti, e quindi libri come Per questo ho vissuto, sono fondamentali. Consigliatissimo.
Blog dedicato alla narrativa e altro, di GIANLUCA GEMELLI, autore romano (non) emergente.
domenica 24 luglio 2022
Per questo ho vissuto - di Sami Modiano
Sami Modiano dal 2005 gira le scuole d'Italia per incontrare gli studenti e raccontare la sua storia, e io, grazie al lavoro che faccio, ho avuto la fortuna d'incontrarlo per tre volte. Quindi non avevo nemmeno bisogno di leggere questo libro per sapere che è bellissimo e per consigliarlo a tutti. Ho ascoltato il racconto della deportazione e della prigionia ad Auschwitz-Birchenau dalla sua voce incerta, e mi sono commosso, e ora risento quella stessa voce mentre leggo. Ma il racconto che Sami porta nelle scuole, a parte qualche breve cenno al resto della sua vita, di solito inizia con l'espulsione dalla scuola italiana a causa delle leggi razziali, prosegue con la prigionia e la deportazione (Sami tra gli altri perde il padre e la sorella nel campo di sterminio) e si ferma con la liberazione: è così per ragioni di tempo. Ma nel libro c'è di più! Per questo ho vissuto racconta con nostalgia anche gli anni della fanciullezza a Rodi e il proseguimento della vita di Sami tra Ostia, Rodi e il Congo Belga (poi Zaire). In poche parole, in 170 pagine agili, semplici e ricche, toccanti, interessanti e illuminanti, senza nessuna pretesa letteraria eppure belle (e dolorose) da leggere, hai Se questo è un uomo, più La Tregua, più I sommersi e i salvati.
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