Con la partecipazione della più celebre coppia di Hollywood in veste di mascotte.

venerdì 18 agosto 2023

Gradini che non finiscono mai

Nuova gloria nazionale, Giorgio Parisi, fresco di Nobel, pubblica per la Nave di Teseo la propria autobiografia. Purtroppo il libro è frammentario e poco interessante, privo com'è di un vero intento divulgativo. Parisi raccoglie memorie flash, riflessioni disparate, brevi ritratti e coccodrilli di maestri e colleghi, ma per lo più con poca partecipazione. Tipo... Nave di Teseo: Hai vinto un Nobel, devi scrivere un libro leggibile da tutti. Parisi: Ma... Devo proprio? Non mi va molto, e poi adesso ho da fare, e... Nave di Teseo: Ricette ne hai? Possiamo fare un libro di cucina? Parisi: Mah, sì, ma poca roba, tipo una ricetta e un aneddoto... La Nave di Teseo: Ok, andiamo sulle memorie, allora, avrai pure qualcosa nel cassetto, qualche aneddoto, no? Parisi: Si, di quella ho un bel po' di roba, ma per lo più sono solo frammenti, mi riproponevo di rimetterci le mani, ma, sai com'è, non ho avuto tempo, non ha neanche un titolo, e... Nave di Teseo: Su, forza, manda tutto a Piergiorgio Paterlini, che ci pensa lui, e sbrigati! 

E il bravo Paterlini ha confezionato questo faldone un po' confuso, trovando anche un titolo evocativo... Ma, diversamente da quanto potresti pensare, Gradini che non finiscono mai non viene da una visione del lavoro dello scienziato, ma da un incubo ricorrente di Parisi, significativo, forse, solo per uno psicologo, e buttato lì nel libro casualmente, come tutto il resto. Ed eccoci con 300 pagine di autobiografia, confezionate a suon di caratteri grandi, carta spessa, spazi saltati e pagine bianche, in modo da simulare un succoso volume. Ci sono cascato anch'io, ma di succo, invece, ce n'è poco. Il sottotitolo avrebbe dovuto mettermi in guardia: Vita quotidiana di un premio Nobel. Ma un sottotitolo più preciso sarebbe: La vita sorprendentemente ordinaria (e sorprendentemente borghese) di uno scienziato straordinario (e in teoria comunista). A me tutto sommato il libro un po' è piaciuto: ci ho trovato più di uno spunto, ma io ho un retroterra adatto, che non tutti hanno, ed è comunque ben poco quel che ho distillato, rispetto alle aspettative che avevo. Mi ha lasciato di stucco il racconto dell'infanzia e adolescenza solitaria del futuro scienziato: isolato e contento, evita ed è evitato dai coetanei, coltiva amicizie solo fra gli anziani... E legge divulgazione scientifica in fisica e matematica. Qualche problema relazionale il piccolo Giorgio l'aveva di certo, e la cosa mi ha quasi commosso, nonostante il tono indifferente, anzi forse proprio per quello. Parisi, comunque, trova  la sua giusta dimensione, anche sociale, nel periodo degli studi universitari. Il passaggio alla ricerca, poi, per uno con le sue doti intellettuali, è del tutto naturale: il suo valore fuori dal comune è evidente a tutti, mentori compresi (ovviamente nel caso di Parisi per una volta qualche barone ha colto nel segno) . Il percorso scientifico è descritto con modestia e in modo anche troppo sintetico: non c'è un racconto entusiasmante col potere d'incollare il lettore alle pagine, che pure poteva prender corpo. Anche il Nobel arriva come un atto dovuto. Le vicende coniugali, familiari e amicali pure saltellano tra le pagine del libro senza entusiasmo, nonostante coinvolgano a volte personaggi e retroscena potenzialmente interessanti. Passando alla cronaca dell'attività politica, scopro che Parisi era consulente del ministro Berlinguer negli anni '90, all'epoca della sostituzione dei concorsi per ricercatore e professore universitario con le orrende "valutazioni comparative"... Chi, come me ha provato sulla sua pelle la differenza tra le due cose non può che biasimarlo per questo, e voi direte: questo condiziona la tua recensione... Beh, magari sì. Ma arriviamo velocemente alle considerazioni finali sul significato dell'impresa scientifica, sull'Universo, sulle teorie scientifiche e sulla loro evoluzione... Brevi, troppo brevi e buttate lì senza troppo sviluppo, nonostante ci fosse molto da approfondite. Eppure sono queste considerazioni (più o meno) finali che secondo me salvano la lettura. Insomma, nonostante abbondino le recensioni entusiastiche, io non mi sento di consigliavi Gradini che non finiscono mai. Se l'avete letto, fatemi sapere cosa ne pensate.

5 commenti:

  1. L'ho letto ! Bel libro, a me è piaciuto.
    Sono d'accordo con te sul fatto che all'inizio, quando parla della sua infanzia,
    l'autore sembri reticente, e che trasmette questa sensazione al lettore.
    Evidentemente l'infanzia è un MUST delle autobiografie e l'autore si è trovato
    a delinearne svogliatamente il contesto.
    Pagina dopo pagina però il libro diventa sempre più avvincente
    e alla fine trasmette contenuti umani, filosofici e scientifici interessanti.
    Non è facile capire le motivazioni che hanno portato uno scienziato a scrivere questo libro. Per soldi ? Non credo, i libri vendono poco. Inoltre non ha espressamente uno scopo divulgativo o moralistico, del tipo "fate come me!"


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  2. A me qualcosa ha dato: ho comprato gli atti di quel convegno su paradigmi scientifici e materialismo storico di cui parla Parisi, anzi, dovrebbe arrivarmi oggi! Ma per me resta un brutto libro, un'autobiografie parecchio deludente.

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  3. Materialismo storico ?
    Secondo il filosofo della scienza Karl Popper
    il materialismo storico non ha nulla di scientifico.
    Una teoria scientifica deve essere "falsificabile", cioè contraddicibile,
    pertanto le teorie "sempre vere", come la new age, il materialismo o la tesi/antitesi di Hegel non sarebbero scientifiche ma giudizi analitici, cioè seghe mentali.
    Per esempio, la formula "E=mc^2" è scientifica perchè falsificabile
    (ipoteticamente gli esperimenti avrebbero potuto restituirci "E=mc^3")
    Invece "4=2+2" non è mai falsificabile, quindi non è scientifica.

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  4. Che poi Karl Popper non ha inventato nulla, Grande Prof.
    E' sempre la stessa vecchia distinzione tra verità di fatto e verità di ragione.
    Le verità di fatto sono "falsificabili", nel senso di contingenti,
    e il loro opposto è possibile.
    Le verità di ragione sono necessarie e il loro opposto è impossibile.

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  5. Ahimé sono invecchiato. Non sono riuscito a decifrare il libro sulla scienza e il materialismo storico... :( Non ce la faccio proprio a leggerlo. I miei due neuroni superstiti non trovano appigli e io non ho il cuore di spremerli a morte :( Troppo difficile... O forse poco strutturato, troppo dispersivo, e impegnativo!

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