Con la partecipazione della più celebre coppia di Hollywood in veste di mascotte.

lunedì 23 febbraio 2015

Sette brevi lezioni di fisica

Firenze, prima metà degli anni '90. Cammino verso la stazione in compagnia di un ragazzone riccio, un ricercatore italiano che lavora negli USA. Quando ci presentiamo mi sembra di sentire un debole campanello. Qualcuno deve avermi già parlato di lui, forse il prof. Ruffini a Roma. Carlo sembra poco più grande di me, gli do poco più di 30 anni, ma in realtà ha già una quarantina d'anni ottimamente portati. Forse siamo reduci dal 14mo convegno internazionale di Relatività Generale, e in tal caso probabilmente stiamo commentando la relazione di Stephen Hawking. Forse siamo usciti da qualche altro convegno dimenticato, e mentre camminiamo lui mi sta spiegando qualcosa sulla teoria delle stringhe, la gravità quantistica o chissà cos'altro.



Magari io, da parte mia, ho appena finito di ammorbarlo con qualche banalità sullo splitting spazio-temporale dell'equazione delle onde. Ci salutiamo: le FS ci dividono. La mia frequentazione con Carlo Rovelli, oggi gloria nazionale, finisce qui. Potrei farvi un resoconto altrettanto sbiadito del mio ancora più breve incontro con Stephen Hawking, avvenuto sempre a Firenze in quello stesso periodo, ma non credo sia il caso.

Oggi il libretto divulgativo Sette brevi lezioni di fisica, in cui Carlo Rovelli fa il verso a Richard Feynmann, è al primo posto nella classifica dei libri più venduti: meglio di Umberto Eco e di Dario Fo! Come mai? Di che parla questo libro?

Il successo di questo brevissimo saggio è abbastanza misterioso. Rispetto ai Sei pezzi facili e Sei pezzi meno facili di Feynmann (Adelphi purtroppo non ha ancora avuto il coraggio di pubblicare i Sei pezzi difficili), nel libro di Rovelli la trattazione di vari temi di relatività, meccanica quantistica e cosmologia, è ancor più discorsiva e (volutamente) approssimativa. Rovelli non si discosta troppo dalle tracce di innumerevoli altri autori divulgativi, al punto da suonare a volte un po' banale. In più il suo libro è talmente stringato da offrire pochi appigli all'appassionato di divulgazione scientifica. Anche le pagine sulla gravità quantistica sono talmente vaghe da lasciare insoddisfatti.

Poco di nuovo, dunque, ma non nulla. Sì, qualcosina di diverso dal solito c'è, ed è proprio il settimo pezzo (non per niente Rovelli nel titolo supera di uno Feynmann), quello intitolato Noi, in cui Rovelli prova a interrogarsi sul nostro posto, di esseri umani, nella vita, nella scienza, nell'Universo.

Niente risposte a domande fondamentali, state tranquilli, giusto un po' di filosofia della scienza, e forse un pizzico di poesia.  

1 commento:

  1. Ho letto il liberculo e condivido in pieno il tuo giudizio ...OK...

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