Un omicidio mascherato da suicidio, un suicidio mascherato da omicidio, un terribile segreto di tanti anni fa condiviso da tre bambini di allora. Donne eleganti con garçonnière in riva al mare, tradimenti, amanti, figli illegittimi, segreti familiari da nascondere e chi più ne ha più ne metta. Moventi improbabili, intrecci incredibili. A decifrare il tutto, tanto per cambiare, non è uno scrittore in crisi ma... una scrittrice in crisi. Erica raccoglie confidenze esclusive e indizi ridicoli nei cassetti; rinviene perfino, del tutto casualmente, un testamento segreto, tenuto gelosamente nascosto agli eredi, però lasciato tranquillamente in minuta nel cestino della carta straccia. Ogni cosa verrà poi centellinata a Patrick, il suo neofidanzato poliziotto.
Anche il narratore ogni tanto nasconderà qualche particolare al lettore, per rivelarlo successivamente, in una goffa simulazione di suspense. Il giallo svedese arranca nella neve, rallentato ulteriormente dalle pedanti presentazioni dei personaggi e da altri barbosi intermezzi a base di té e pasticcini. Lo salvano la lotta di Erica contro la bilancia, che ce la rende più credibile e simpatica, e l'originale subplot che vede protagonisti tre dei personaggi coinvolti nella vicenda, ma da bambini, venticinque anni prima. La principessa di ghiaccio non è certo un capolavoro di giallistica, ma può far breccia, grazie all'intima nitidezza dei protagonisti.
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