Con la partecipazione della più celebre coppia di Hollywood in veste di mascotte.

sabato 26 dicembre 2015

Chi perde paga

Ed eccoci al secondo appuntamento con la serie cosiddetta hard-boiled (qualsiasi cosa significhi) targata Stephen King, con protagonista l'anzianotto detective Bill Hodges. Chi perde paga è un giallo-thriller-assai-vagamente-d'azione incentrato sul possesso di una miniera d'oro letteraria: decine e decine di taccuini trafugati, contenenti il corpus inedito di un (immaginario) grande delle letteratura contemporanea. Cosa mai accadrà a questi taccuini, alla fine del libro? L'immagine di copertina purtroppo spazza via anche questa curiosità dal possibile piacere della lettura di un romanzo nel quale io, che pure sono un fan sfegatato di SK, ho trovato ben poco di salvabile.


I veri protagonisti anche stavolta sono due: uno è il solito cattivo-pazzo-criminale; il suo antagonista però non è il detective Hodges, ma un adolescente che trova una sorta di tesoro nascosto. La stessa ossessione letteraria rovinerà la vita al primo e rischierà di fare altrettanto col secondo. Nonostante la trama (che ovviamente non vi svelo) sia sostanzialmente ridicola, finché i due personaggi principali sono seguiti singolarmente, la narrazione sempre efficace di SK rende le cose credibili e intriganti. Poi, quando le due vicende finalmente si intrecciano, ed entra in scena Bill Hodges, tutto: dialoghi, intreccio, stile, coerenza... precipita nel più totale caos. Hodges, in particolare, qui, a differenza che in Mr Mercedes, è un'inespressiva caricatura di poliziotto privato, il cui ruolo è tutto sommato secondario, e la cui personalità è del tutto ininfluente ai fini del romanzo. Vi sono sì numerosi richiami al precedente capitolo della serie, ma sono tutti casuali e pretestuosi. 

Quando poi tutto è concluso, come già era avvenuto in Mr. Mercedes, l'autore non smette subito di scrivere, ma trascina stancamente il libro ancora per qualche decina di irritanti pagine. Sembra incredibile, ma ancora una volta nel finale troviamo un paio di personaggi impegnati in un allegro picnic finale, oltre a un'altra scena di dialogo del tutto inutile. La ciliegina sulla torta è però la visita di Bill Hodges all'ospedale in cui è ricoverato il cattivo-pazzo-criminale del romanzo precedente, ormai ridotto a uno stato semi-vegetale... In questo assurdo finale zio Steve adombra nientedimeno che la possibilità che il danno cerebrale che ha privato Brady delle facoltà mentali lo abbia dotato di pericolosi poteri psichici e telecinetici... con buona pace di chi aveva salutato come un esperimento tutto sommato interessante il fatto che SK si fosse cimentato in una serie poliziesca, dribblando, almeno per un momento, gli elementi fantastici che tanto spesso fanno capolino nelle sue opere. 

1 commento:

  1. Mi ricredo sulle recensioni dei libri altrui che ho pensato non centrassero niente con la narrativa. Questo perchè incomincio a capire la originalità e la utilità delle osservazioni che riesci a portare ...OK...

    RispondiElimina