Ed eccoci al secondo appuntamento con la serie cosiddetta hard-boiled (qualsiasi cosa significhi) targata Stephen King, con protagonista l'anzianotto detective Bill Hodges. Chi perde paga è un giallo-thriller-assai-vagamente-d'azione incentrato sul possesso di una miniera d'oro letteraria: decine e decine di taccuini trafugati, contenenti il corpus inedito di un (immaginario) grande delle letteratura contemporanea. Cosa mai accadrà a questi taccuini, alla fine del libro? L'immagine di copertina purtroppo spazza via anche questa curiosità dal possibile piacere della lettura di un romanzo nel quale io, che pure sono un fan sfegatato di SK, ho trovato ben poco di salvabile.
I veri protagonisti anche stavolta sono due: uno è il solito cattivo-pazzo-criminale; il suo antagonista però non è il detective Hodges, ma un adolescente che trova una sorta di tesoro nascosto. La stessa ossessione letteraria rovinerà la vita al primo e rischierà di fare altrettanto col secondo. Nonostante la trama (che ovviamente non vi svelo) sia sostanzialmente ridicola, finché i due personaggi principali sono seguiti singolarmente, la narrazione sempre efficace di SK rende le cose credibili e intriganti. Poi, quando le due vicende finalmente si intrecciano, ed entra in scena Bill Hodges, tutto: dialoghi, intreccio, stile, coerenza... precipita nel più totale caos. Hodges, in particolare, qui, a differenza che in Mr Mercedes, è un'inespressiva caricatura di poliziotto privato, il cui ruolo è tutto sommato secondario, e la cui personalità è del tutto ininfluente ai fini del romanzo. Vi sono sì numerosi richiami al precedente capitolo della serie, ma sono tutti casuali e pretestuosi.

Mi ricredo sulle recensioni dei libri altrui che ho pensato non centrassero niente con la narrativa. Questo perchè incomincio a capire la originalità e la utilità delle osservazioni che riesci a portare ...OK...
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