Con la partecipazione della più celebre coppia di Hollywood in veste di mascotte.

martedì 25 giugno 2019

Jean: vita e avventure di un soldato napoleonico

Oggi vi presento un romanzo storico di ampio respiro e di qualche pretesa. Con Jean, il modenese Carlo Cavazzuti si pone coraggiosamente sulla scia dei classici, proponendoci un romanzo di formazione ambientato nell'età napoleonica. Ci vogliono coraggio e incoscienza per sfidare Hugo, Dumas, Tolstoj e Stendhal, ma Cavazzuti monta a cavallo, sguaina la sciabola (tra le altre cose è anche maestro d'armi) e va: onore al merito! 






L'impatto con Jean non è dei più facili. Il tomo è piuttosto voluminoso, e dalla copertina un soldato a cavallo ci guarda severo. Il libro si presenta pesantemente corazzato, bardato com'è di: dedica, epigrafi e nota dell'autore. Se poi lo sfogliamo un po', troviamo anche ad aspettarci al varco gli immancabili inserti epistolari. Forse l'intento è mimetico: si intende simulare un romanzone storico ottocentesco, con tutto il suo armamentario paratestuale. 

La nota dell'autore, antiquata e involuta, breve ma comunque sovrabbondante, è il vero ostacolo da superare: se il libro lo avessi trovato in libreria, dopo averla letta, certamente lo avrei rimesso sullo scaffale. Invece il romanzo è molto più agile e diretto di quanto si immagini all'inizio: per fortuna c'è anche un Cavazzuti moderno e schietto, che tiene per lo più a bada le incursioni verbose e pesanti del Cavazzuti ottocentesco. 

Ogni capitolo si apre con una citazione di Napoleone Bonaparte, il che lascia intuire che le vicende dei protagonisti prima o poi si intersecheranno con quelle dell'imperatore dei francesi. 

I protagonisti li incontriamo, ragazzini, nel primo capitolo e non li abbandoniamo mai per tutto il libro. Jean e Marc sono fratelli di latte, figli l'uno del servo e l'altro del padrone, inseparabili combinaguai. Formano una sorta di inversione della coppia Amir-Hassan de Il Cacciatore di aquiloni: nel caso di Jean infatti è per lo più il padrone che tira fuori dai guai il servo quando ce n'é bisogno. Insieme affronteranno duelli, battaglie e rapimenti, sullo sfondo della rivoluzione francese e dell'epoca napoleonica... un po' come Lady Oscar e André! Hanno stili diversi: Jean è più Barry Lyndon e Marc più Portos, ma per lo più sono intercambiabili. La famiglia di Jean è per lunga parte del libro quasi inesistente, al contrario del padre di Marc, il quale, come pure il figlio, assume a volte un ruolo da deus ex machina. 

Dopo alcune avventure rocambolesche, ovviamente di motivazione sentimentale, Jean si sposta dal paesello natio a Parigi, e inizia a muoversi tra la rivoluzione e le campagne napoleoniche, trovandosi sempre nel posto giusto al momento giusto. Conosce La Fayette, va per bettole con Murat e da consigli a Napoleone. E' un eroe fortunato; a volte ricorda un po' Forrest Gump. Ma per metà del libro Jean è anche un eroe insopportabilmente buono e politicamente corretto: a volte ti vien voglia di sparargli una pallottola in fronte. Meno male che da un certo punto in poi le cose cambiano, specie quando si deve barcamenare tra due donne; qui Jean mostra un po' meno etica e un po' più carattere. Le sue vicende si seguono tutte con curiosità, ma secondo me non è lui il punto di forza del libro, né lo sono gli altri personaggi. 

Più interessante il contesto storico, e non sto parlando del pur utile Bignami di storia napoleonica che il narratore sciorina qua e là, quanto dell'atmosfera d'epoca, della vita quotidiana, gli accampamenti, la campagna, la strada, i cavalli... Cavazzuti non sarà Stendhal, ma un viaggio nel tempo te lo fa fare. Le pagine più felici non sono quelle, dettagliate ma distanti, in cui si descrivono battaglie e duelli, che comunque non mancheranno di interessare gli appassionati del genere, ma quelle da cui trapela piacevolmente un mondo lontano da noi due secoli, eppure nitido e tangibile.  

2 commenti:

  1. Cavazzuti si sarà accorto che scrivere nel contesto storico Napeolico non è facile ...OK...

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  2. Effettivamente sì non è stato proprio facile, ho impiegato parecchio tempo per le ricerche e devo dire che rispetto a molte altre cose che ho scritto e sto scrivendo Jean non è stato tra i più dolci nella scrittura.
    Le note e la recensione di ProfG mi sano care e le terrò da conto.

    Carlo Cavazzuti

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