Vabbé, in realtà lo sapevo già. Per esempio, non ho la moleskine (so che è un'agenda che usano i veri intellettuali, non so perché ma deve per forza essere quella lì) e ho difficoltà a capire le poesie, e anche le vignette satiriche francesi. Ma nonostante questi e altri gravi handicap, evidentemente coltivavo ancora qualche illusione in proposito, perché poco tempo fa ho deciso di acquistare una copia di Nuovi argomenti, la prestigiosa rivista letteraria, fondata da Moravia, diretta da Furio Colombo, Dacia Maraini... roba da veri intellettuali, insomma. Sigh! Che delusione, ragazzi: lì ho capito che non è proprio roba per me!
Dunque: Nuovi argomenti, numero 64, di ottobre-dicembre 2013. Titolo: La Società dei poeti estinti. Il volume è diviso in 5 sezioni, intitolate: Diario, La Società dei poeti estinti, Scritture, Riflessioni, Notizie bibliografiche.
DIARIO
E' in realtà il titolo di un breve articolo di Gilberto Severini, quasi interamente composto di spigolature e citazioni autocompiaciute. Spunti sono le notizie di cronaca, quel che l'autore vede per la strada, ecc... I commenti vanno a comporre una specie di diario, malinconico ma poco incisivo e poco significativo. Sembrano gli scarti di un qualche romanzo pseudoautobiografico.
LA SOCIETA' DEI POETI ESTINTI
Questa sezione raccoglie cinque pezzi in cui altrettanti scrittori "cresciuti dopo i Simpson" (ignoravo che i Simpson segnassero una demarcazione importante nella letteratura contemporanea) parlano ciascuno di un diverso poeta italiano del novecento. Inutile dire che gli autori non scrivono un temino scolastico. Gilda Policastro e Liviano D'Arcangelo, per esempio, colgono la palla al balzo per parlare di sé, anziché di Edoardo Sanguineti e Vittorio Sereni, rispettivamente, in un umile esercizio di autoincensamento, con abbondante condimento di paroloni e sproloqui pomposi. Stefano Gallerani, nel suo pezzo Io e Giorgio Bassani, in più scrive un paio di pagine (a me del tutto incomprensibili) che spiccano per il fatto di essere densissime di terzetti di puntini di sospensione. Ma il culmine della stranezza è il pezzo di Marco Cubeddu: la sua biografia di Dario Bellezza, inventata di sana pianta, con tanto di citazioni inventate di autori inesistenti, è surreale ed esilarante, un po' come gli scritti di Woody Allen di 40 anni fa. Il tutto è condito da un fraseggiare sgrammaticato e involuto. Giusto tre frasette per voi:
Nonostante la precoce scomparsa gli impedì di farne il degno successore alla guida del colosso siderurgico da lui fondato e successivamente rilevato dalla famiglia Riva, Dario fece in tempo ad ereditare dal nonno materno una grave forma di asma cronica che lo costringeva periodicamente ad assumere morfina e a stare alla larga da cani e cavalli. Cosa che lo sminuiva agli occhi del padre, il cui unico interesse era diventato la caccia, cui si dedicava nella tenuta dei genitori della moglie in provincia di Cagli, per esorcizzare la leggera zoppia causata dall'esplosione di una granata a pochi metri di distanza da lui, per la quale rifiutava di incassare la pensione di invalidità.
Il giovane Dario, precocemente sviluppato, dall'aria effeminata e dal solitario destino, iniziò a sfogare sulle tele il suo turbamento grazie alla sollecitudine della nonna materna, donna vitale e creativa con cui trascorse buona parte dell'infanzia fino alla sua fiabesca e truculenta morte (cestino da picnic, lupo abruzzese smarrito in bosco marchigiano, cacciatore impossibilitato dall'abuso di alcol a intraprendere il cammino dell'eroe) che gli regalò una valigetta di colori a olio perché potesse dipingere un'immaginaria vita all'aria aperta durante i lunghi periodi in cui, a causa dei forti attacchi d'asma, era costretto a letto.
Se l'obbiettivo era quello di lasciare il lettore con gli occhi a palla e la mandibola per terra, è stato conseguito!
SCRITTURE
In questa sezione Nuovi Argomenti pubblica vari racconti e poesie. Delle poesie è inutile parlarne, è risaputo che io la poesia non la capisco, punto e basta: mi basta leggere il verso che dice "quella puttana della bistecchiera" ne Il nostro tempo di Giovanni Bracco e scoppio a ridere, pensate un po'! I racconti, allora. In La perdita, di Franco Sepe, una ragazza, nel bel mezzo di un aborto, che tutto sommato la lascia indifferente, si rende conto di amare di un amore irresistibile (ma definitivamente platonico) un tizio ricco di aplomb che spara sentenze pompose a tutto spiano: in pratica più antipatico di così si muore. In Solo Pampers poteva pensarci di Christian Raimo abbiamo di nuovo una falsa biografia di un personaggio reale, stavolta si tratta di un Italo Calvino scomparso dalle scene dopo aver pubblicato Il sentiero dei nidi di ragno. In Di tutte le parole che escono dalla bocca di Dio Attilio Scarpellini si direbbe faccia esperimenti di muro di testo (sai quel testo stile ottocento, in cui, cascasse il mondo, non si va mai a capo?), esperimenti che sono destinati, forse, a scoraggiare il lettore. Incursioni sul fronte di Helena Janeczek è uno spin-off (o forse un inefficace spot) del suo recente romanzo dedicato alla battaglia di Montecassino. Il grande Alessandro di Claudio Lagomarsini fa un ritratto abbastanza disgustoso di un personaggio antipatico, un quadretto vecchio stile, un po' alla Cechov, però qui assurdamente condito da incongrui inserti psicanalitici. In La buonanima dell'ingegnere invece Stefano Brusadelli ci narra una storiella che parla di espedienti e ciarlataneria: un racconto sorprendentemente comprensibile e "normale", probabilmente è finito qui per sbaglio.
RIFLESSIONI
Questa sezione forse avrebbe dovuto più appropriatamente intitolarsi Saggi noiosi e incomprensibili. Vi troviamo Due sguardi su Alice, di Francesca Matteoni, pezzo dedicato all'Alice di Lewis Carroll, un po' autobiografico e un po' erudito, ma entrambi gli sguardi mi fanno sbadigliare. In La verità, vi prego, sul realismo, Raffaello Palumbo Mosca (il quale ci tiene moltissimo, chissà perché, a specificare che scrive da Canterbury) disserta in modo incomprensibile un po' su tutto, dai suoi progetti matrimoniali a Roberto Saviano. Cristina Campo, il senso ritrovato, di Raffaella D'Elia, dev'essere finito qui in fondo al libro cadendo giù dalla sezione La Società dei poeti estinti.
NOTIZIE BIBLIOGRAFICHE
Qui impariamo qualcosa degli autori di questo volume. Finalmente: non stavamo più nella pelle! Pubblicazioni, università, riviste, premi... Qui inoltre scopriamo che Marco Cubeddu "è nato a Genova poco prima della caduta del muro". Lo sapevate voi che c'era anche il muro di Genova? Io no. E guardate qui: Raffaello Palumbo Mosca fa il ricercatore di Letteratura Italiana presso la University of Kent, a Canterbury, in Inghilterra. E chi se lo aspettava?
La domanda che mi faccio adesso è: Nuovi argomenti, sì, ma... per chi?
...no comment,,,
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