Un nuovo racconto pseudo-horror tutto per voi! Si intitola Premio speciale della giuria, ed è ambientato nel mondo dei premi letterari horror! Spero proprio che vi piaccia, e se è così fatemelo sapere: mi consolerò per non esser riuscito a salire sul podio del Premio Polidori quest'anno! Complimenti ai vincitori! Spero che a loro vada meglio che al protagonista di questo racconto!
PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA
di Gianluca Gemelli
– Scusi, sa dov’è la Sala Arancione?
– La Sala Rossa?
– No, la Sala Arancione.
– Non starà cercando quella gialla?
– Ma no, qui c’è scritto: “Sala
Arancione”! Serata finale del premio Horror Project. È un premio letterario. Io
sono uno dei finalisti!
– Complimenti, allora. Ma è sicuro che
sia la Sala Arancione?
– Guardi lei stesso! Sa-la-A-ran-cio-ne!
C’è scritto così! Solo che io non la trovo!
– Strano, però. Sala Arancione… Sala
Arancione… Non lo so dov’è!
– Come, non lo sa? Ma… Mi scusi, ma se
non lo sa lei, che è qui per dare le informazioni…
– E che le devo dire? A me non risulta
nessuna sala Arancione. Anche sulla mappa non c’è mica. Vede?
– Che non c’è sulla mappa lo vedo da me,
se no non venivo a chiederlo a lei. E secondo lei, io, adesso, che dovrei fare?
– Guardi, provi di là: in fondo a quel
corridoio. Lì, che io sappia, ci sono le sale Rossa, Verde, Blu, Gialla, Viola…
Dato che lì ci sono tutti gli altri colori, magari ci trova anche quello che
cerca lei. Oppure ci trova qualcuno che sa dov’è questa benedetta Sala
Arancione. E poi… E poi in fondo in fondo, se non sbaglio, ci sono delle
scalette che vanno giù: una volta c’era qualcosa lì, una sala, credo, molti
anni fa… Ma a me non risulta che l’abbiano riaperta. Forse è proprio quella, invece.
Chi lo sa?
– Grazie, – mormorò Eugenio a denti
stretti.
Il piano Terra del Palazzo dei Congressi
era tutto un susseguirsi di stand ricoperti di libri. Gli editori esponevano il
loro catalogo e i visitatori si accalcavano: sfogliavano, sfogliavano,
sfogliavano… Qualcuno comprava anche qualche libro, ogni tanto. Altri
visitatori facevano capolino nelle varie sale, dove si svolgevano a getto
continuo conferenze, presentazioni di libri, laboratori per bambini… Chi
entrava, chi usciva, chi sostava in mezzo al corridoio con gli occhiali da
passeggio sollevati per leggere il programma e impedire il passaggio agli altri…
Sala Blu, Sala Rossa… Quella dev’essere
la Sala Gialla. Sala Viola, Sala Verde… Niente. Ovviamente non è neanche qui.
Che mi abbiano preso in giro? Non è mica il primo Aprile. Diamo un’occhiata là
in fondo.
In fondo all’ultimo corridoio, dietro
una colonna, c’era un piccolo ingresso ad arco, da cui si intravedevano delle
scale che scendevano. Non c’era nessuno, a parte un energumeno che sostava
accanto alla porta: una specie di Hell’s Angel alto due metri e largo come un
armadio, ricoperto di pelle nera e di borchie dalla testa ai piedi. Sul muro
alle sue spalle era affisso un manifesto che sembrava familiare. Eugenio si
fece coraggio e si avvicinò.
– Ehm… Mi scusi…
– Cerca la Sala Arancione? – tuonò
l’omone.
– Sì! – sorrise Eugenio, stupito e
beato.
– È per l’Horror Project? – fece ancora
l’Hell’s Angel, indicando il manifesto alle sue spalle.
– Sì! Sì!
– Faccia vedere.
– Ah, bisogna mostrare l’invito? Ecco
guardi: sono finalista.
– Complimenti. Può scendere. Prego.
– Grazie mille. Arrivederci!
Perbacco, possibile che qui facciano
tutte queste storie per entrare? Non è un evento con ingresso libero come tutti
gli altri? Boh! Certo che ci hanno dato una sala sfigata come poche! A parte il
fatto che non è segnata sulla mappa, e sul programma del Book Festival non
risulta niente di niente, queste scale non finiscono mai!
In effetti la scala si era avvitata su
sé stessa sempre più strettamente, e ora Eugenio stava scendendo gli scalini di
pietra di una scala a chiocciola. L’illuminazione elettrica si era fatta sempre
più sporadica, e ora la luce era fornita da…
Non è possibile! Candelabri! Candelabri sul
muro!
Eugenio sorrideva. Era esterrefatto, ma
anche compiaciuto. Quelli della Black Press dovevano averla scelta
deliberatamente quella location, e si erano impegnati a rendere l’atmosfera
compatibile con il tema del concorso, che era dedicato ai racconti horror.
Forse anche l’introvabile Sala Arancio, nelle cantine o quello che erano,
faceva parte della messinscena. Divertente!
Chissà cos’hanno preparato nella sala
Arancio. Perché queste maledette scale a chiocciola a lume di candela dovranno
finire, prima o poi, e alla fine ci starà questa maledetta Sala Arancio, o no?
Chissà se l’hanno addobbata in tema “castello dell’orrore” o che altro. Perché
a questo punto uno si può aspettare di tutto.
Ma quel che si aprì ai suoi occhi nella
vasta sala sotterranea, preannunciato da una cacofonia di musica, voci e versi
animaleschi, era al di là di ogni aspettativa.
– Accidenti! Non mi ero reso conto che quelli
della Black Press avessero tutti questi soldi! Ma guarda qui che roba! È
incredibile!
Alla luce delle candele, che erano
disseminate ovunque, e del fuoco acceso in un enorme camino, vide un lungo e
rustico tavolo di legno, e davanti ad esso alcune file di sedili, anch’essi di
legno. Ma la cosa più strana è che vi erano una trentina di persone, e tutte
indossavano costumi assurdi.
– Porca miseria! È vero: pochi giorni fa
era Halloween… Però nessuno mi aveva avvertito che bisognava venire mascherati!
Un paio di uomini-lupo chiacchieravano
in una lingua fatta di ringhi e guaiti, sorseggiando sangria in bicchieri di
plastica. Un mini gruppo musicale, formato da una specie di Befana al
tamburello, uno zombie mezzo putrefatto al flauto e un pallidissimo e magrissimo
vampiro in marsina alla chitarra, suonava un’allegra e sgangherata musica
d’altri tempi. Una coppia formata da un’elegante dama settecentesca e dal
relativo cavaliere in stile Casanova, entrambi ricoperti di ragnatele,
danzavano al suono dell’orribile orchestrina. Oltre ai numerosi lupi mannari
c’erano anche alcuni uomini-rettile, un uomo-pesce, una donna-ragno… Insomma,
mostri ovunque.
– Che figura! Possibile che sono l’unico
che non è venuto in maschera? Però, che figata qui!
Un uomo in divisa napoleonica, con un
largo squarcio sotto la gola e la camicia rossa di sangue, sistemava dei fogli
sul tavolo e discuteva con voce gorgogliante con una donna dal viso bellissimo,
ma solo per metà: l’altra metà era una poltiglia sanguinolenta.
– Salve! Sono Eugenio Barletta, uno dei
finalisti!
I due si zittirono e lo squadrarono.
– Ehm, lo so: sono venuto senza
maschera. Ma nessuno mi aveva…
Il napoleonico allontanò la donna dalla
mezza faccia con un gesto, poi si rivolse a Eugenio:
– Barletta? L’uomo venuto dalla Città Senza Nome?
– Sì! È il mio racconto! Ma lei lo ha
letto?
– Beh, sì, certamente. Li ho letti
tutti: sono il presidente della giuria!
–
Fabio Piermarini? Lei è Fabio Piermarini?
– In persona! – gorgogliò quello.
– I miei complimenti a lei e a tutto lo
staff della Black Press! Non mi sarei mai aspettato di trovare una messinscena
così sofisticata! È davvero bellissimo qui!
– Lei trova? Anzi, quest’anno abbiamo un
tono un po’ dimesso. Non c’è nessun ospite dalla Romania. Quando ci sono loro
sì che ci si diverte un casino.
– Ah, sì? – sorrise Eugenio, senza
capire del tutto. Piermarini annuì, poi continuò:
– Ma, se tutto va bene, credo che ci
rifaremo al momento della cena sociale!
– Ah, si mangia pure?
– E me lo chiede? È per quello che ci
ritroviamo qui ogni anno!
– Ah, sì? Però non è che fate molta
pubblicità! Trovare questo posto è stata un’impresa!
– Non abbiamo bisogno di pubblicità. Noi
tanto ogni anno siamo tutti qui. E ogni tanto qualcuno si aggiunge, come lei
oggi, per esempio.
– Ma da quanto tempo esiste il premio?
Sul bando non è…
– Il premio letterario è alla sua
dodicesima edizione. Ma la nostra riunione tradizionale ha più di seicento
anni. Naturalmente il nome e il pretesto sono cambiati nel tempo.
Eugenio ridacchiò, poco convinto. Che
Piermarini andasse avanti ad oltranza con questa carnevalata gli sembrava una
scemata, ma doveva stare al gioco. A furia di pubblicare libri e riviste horror
questi qui sono un po’ usciti di testa, evidentemente, pensò.
– Si diverta, Barletta, beva, mangi… C’è
la sangria, ci sono gli antipasti, sono buoni. Veramente li ho comprati
congelati, ma devo dire che sono ottimi!
– Grazie, grazie, – fece Eugenio,
guardando con una punta di disgusto il piattone traboccante di rustici sul tavolo
accanto. – Però le vorrei chiedere una cosa… Non so se posso…
– Dica pure!
– Lei che ha letto il mio racconto… Cosa
ne pensa?
– Bello, molto bello. Divertente e
abbastanza originale.
– E… crede che io abbia delle
possibilità?
– Di vincere il premio? Veramente questo
non potrei ancora dirglielo… Ma chi se ne importa? Tanto lo sanno tutti: il
premio quest’anno è appannaggio di Bretzovic.
– Andrea Bretzovic? L’autore di Cronache dall’Inferno? Ha partecipato
anche lui?
– Certo. Ha scritto un racconto bellissimo:
Fuga dalla morte, o qualcosa di
simile. Grande narrativa. Non abbiamo avuto dubbi. Guardi: è proprio qui.
Eccolo, è lui.
Piermarini indicò un uomo-lupo lì
vicino, che si riempiva il bicchiere di sangria col mestolo. Eugenio lo guardò
dubbioso. Non aveva preventivato di dover competere con un autore noto come
Bretzovic. Ancor meno era preparato a vederlo di persona, perfettamente
mascherato da lupo, come se avesse dovuto recitare in un film dell’orrore, e tutto
intento a lappare sangria.
– Ma, se vuol saperlo, credo che invece lei
sia in ottima posizione per quanto riguarda il Premio Speciale della Giuria.
– Davvero? Il Premio Speciale della
Giuria?
– Sì. È un premio speciale, destinato
agli autori-rivelazione. E non può essere attribuito che una sola volta: chi lo
vince una volta non può vincerlo di nuovo.
– Non l’avevo letta questa cosa, sul
bando.
– Proprio per questo è un premio
speciale, no? E comunque, anche se non è previsto dal bando, in effetti noi lo
assegniamo ogni anno. È una tradizione. Anzi, direi che la proclamazione del
vincitore del Premio Speciale della Giuria è momento clou della serata: quello
che tutti attendono con impazienza.
– Davvero?
– Sì. E comunque lo vedrà lei stesso.
Adesso beva, mangi, Barletta. Si diverta!
Eugenio salutò con un cenno, schivò i
rustici e si avvicinò all’enorme boccia di sangria. In effetti era molto buona.
Dopo due o tre bicchieri gli girava un po’ la testa ma era molto più allegro e
rilassato.
– Signori, un momento di silenzio! –
fece a un certo punto Fabio Piermarini. Mentre parlava ad alta voce il
gorgoglio che accompagnava le sue parole era associato a una serie di schizzi
di sangue che sprizzavano dalla gola aperta.
Che schifo! Pensò Eugenio. Ma come
diavolo fa a fare quel trucco?
– È il momento di proclamare il
vincitore di questa edizione del Premio Horror Project! I giurati sono stati
pressoché unanimi: il premio di quest’anno va…
– And the winner is… – ringhiò sottovoce
un uomo-lupo accanto a Eugenio.
– Ad Andrea Bretzovic! – completò Piermarini.
Eugenio applaudì con gli altri mentre
l’uomo-lupo Bretzovic veniva premiato per mano della ragazza bella-a-metà: una
targa d’ottone, una decina di libri horror assortiti e un abbonamento alla
rivista Death Zone.
– E ora, signori, so che siete tutti affamati
e ansiosi di mettervi a tavola per il banchetto sociale. Quindi non perdiamo
tempo e arriviamo al momento che tutti aspettavamo: la proclamazione del Premio
Speciale della Giuria!
Un lungo applauso, e poi sulla sala calò
il silenzio.
– Quest’anno il Premio Speciale della
Giuria va a… Eugenio Barletta!
– Sì! – esultò Eugenio.
– Vieni qui, Eugenio! – disse
Piermarini.
Eugenio, fra gli applausi, si avvicinò
al tavolo della giuria.
– Grazie, grazie! E il premio? Cos’è?
Piermarini rise, sprizzando gocce di
sangue:
– Ora lo vedrai!
L’uomo-pesce e uno degli uomini-lupo lo
afferrarono per le braccia, immobilizzandolo.
– Ehi! Ma che fate?
– Prendete il girarrosto! – ordinò
Piermarini.
Uno degli zombie andò all’enorme camino
e tolse dai supporti un lungo palo di ferro con una manovella fissata
all’estremità.
– Ecco il tuo premio! Il girarrosto di
ferro!
– Graz… Boh! Ma perché non mi lasciate?
Eugenio sudava, vedendo quel ferro
appuntito avvicinarsi. Lo scherzo stava durando troppo. Davvero troppo.
Piermarini gli si avvicinò e gli spruzzò
il viso di sangue gridandogli in faccia:
– Capito adesso, perché non è possibile
attribuire questo premio due volte alla stessa persona?
... e tu continui a partecipare a concorsi letterari horror senza avere paura di essere... il fortunato vincitore?!?
RispondiEliminaForse in tutti gli autori c'è una masochistica voglia di vincere qualcosa
RispondiEliminanon uno spiedo rovente però
Eliminaoriginale e ben scritto ...QK...
RispondiEliminaGrazie, capo!
RispondiElimina