Torna con Anna Niccolò Ammaniti, e ci racconta una storia on the road, ambientata in un mondo apocalittico. Una società in continua e autonoma riorganizzazione, fatta di soli ragazzini sopravvissuti al morbo che ha sterminato gli adulti, fa da sfondo alle vicende di Anna, di suo fratello Astor, del loro amico Pietro e del cane Coccolone. Un romanzo drammatico, e ciononostante a tratti grottesco, in cui il dramma della perdita delle persone care, il bisogno, e la presenza continua della minaccia incombente, hanno indurito e reso selvaggi i bambini che popolano il nuovo mondo. Ma non del tutto. Assistiamo agli ultimi scampoli di un'umanità in disfacimento? Oppure esiste la speranza di un nuovo mondo?
Anche nel nuovo contesto fantacatastrofico Ammaniti non perde la capacità di muovere con perizia e partecipazione azioni, pensieri e sentimenti di bambini e adolescenti. Questa è la cifra principale che mi ha fatto apprezzare questo romanzo, oltre, lo confesso, al sollievo di aver finalmente ritrovato, da parte di un autore che amo e a cui mi ispiro, un prodotto apprezzabile e di respiro sufficientemente ampio. Dopo la recente orribile uscita da vero e proprio raschio della botte de Il momento è delicato, infatti, avevo cominciato a temere che il Niccolò nazionale fosse ormai bollito. Per fortuna non è così.
Il fatto, inedito per Ammaniti, che il romanzo sia ambientato in Sicilia, appare in realtà un dettaglio quasi del tutto trascurabile. La scrittura è accattivante, solo un paio di frasi oscure in tutto il romanzo sono sfuggite all'editor. La trama ha qualche evidente bug, ma i personaggi funzionano.
Sul web troverete molti commenti che scomodano Saramago, McCarthy e Golding riguardo alla trama di Anna. No, ragazzi. Diciamo piuttosto l'episodio Miri della serie originale di Star Trek. Diciamo piuttosto lo sceneggiato I sopravvissuti. E ci potrebbero essere delle tracce di Cell, di Stephen King. Ma chi se ne frega? Naturalmente non è certo la trama apocalittica che fa leggere il romanzo.
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