Con la partecipazione della più celebre coppia di Hollywood in veste di mascotte.

martedì 6 settembre 2016

Domenico Ventriglia - L'Algebra della felicità

L'algebra della felicità è un esperimento letterario interessante che sfrutta tipologie testuali diverse, molte delle quali sono  di solito escluse nei romanzi. Il classico narrato in terza persona, infatti, qui ha poco spazio, e accanto a esso troviamo, frequentemente alternati: trascrizioni di chat e di teleconferenze (sorprendentemente, letti sulla pagina, questi modernissimi linguaggi ricordano molto i dialoghi teatrali, già inseriti a suo tempo in un romanzo da Joyce e altri), parodie di notiziari radio e di manovre economiche, caricature di procedure informatiche, di modelli matematici e liturgici, di resoconti di riunioni aziendali, di contratti di lavoro (e questi sono tutti elementi che si incontrano di rado in letteratura). L'originalità c'è, ma non sono tutte rose e fiori.


Inizialmente gli inserti eterogenei risultano divertenti, e contribuiscono a creare un clima surreale, ma nel proseguio il loro uso continuo rallenta la lettura, e la struttura frammentaria finisce col venire a noia. Altro elemento di disturbo sono i brevi intermezzi pseudopoetici, vere e proprie simulazioni di epigrafi, che spezzettano ulteriormente il romanzo: forse presi complessivamente hanno un senso, ma disseminati sotto forma di brevi bit risultano del tutto incomprensibili e vengono necessariamente ignorati dal lettore. 

L'autore invece a me sembra dare il meglio nel narrato classico, che risulta scarno e veloce, e particolarmente efficace in quei quadretti ficcanti che descrivono la borgata e i suoi personaggi in modo accattivante e surreale. Ben presto, però, non solo chat e verbali hanno il sopravvento, ma il romanzo devia decisamente verso il fantascientifico distopico, con tanto di "prescelto", e con risultati abbastanza dubbi. L'argomento centrale è forse un antico sogno deterministico: quello di voler prevedere e ordinare tutta la vita, sogno che ovviamente è destinato a fallire... o forse no? 

Oscillando tra il quartiere e la rete, la scrittura di Ventriglia risulta davvero felice solo nel primo caso. Molte sono le idee e le scene interessanti, ma il complesso rimane piuttosto freddo e poco organico. Il romanzo somiglia un po' a un faldone poco maneggevole che raccoglie documenti di diversi formati, col rischio che qualche bigliettino cada a terra mentre provi a sfogliarlo.

Tra le buone idee di Ventriglia, che comunque abbondano, mi piace ricordare la teorizzazione del "matrimonio a progetto", che sostituisce l'amore con una lista di obbiettivi da conseguire per un eventuale rinnovo, e la tombola di Natale più triste della letteratura, in cui i giocatori, membri di una famiglia virtuale, anziché stare gomito a gomito, si ritrovano per giocare insieme via chat. 

L'Algebra della felicità, insomma, è un'opera prima non del tutto riuscita, ma in cui l'autore lascia intravedere potenzialità che fanno ben sperare. Arrivederci al suo prossimo romanzo: noi lo aspettiamo al varco. 

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