Un po' per celia e un po' per non morir... è una citazione da un'aria della Madama Butterfly, scelta da Ettore Petrolini come titolo del secondo e ultimo volume delle sue memorie. Subito dopo la pubblicazione, nel 1936, Petrolini morirà, a poco più di cinquant'anni. Il libro è per lo più un elenco noioso e stucchevole dei suoi successi nei teatri di tutto il mondo, con inclusa una raccolta di recensioni entusiastiche, e l'enumerazione dei grandi attori, famosi personaggi, statisti ed esponenti della nobiltà che Petrolini ha conosciuto o che gli hanno espresso stima durante la sua carriera di attore, commediografo, regista e produttore teatrale. Sembra di vederlo mentre si trascina a strasciconi da un divanetto all'altro, malato e sofferente, e per consolarsi rilegge le testimonianze della sua gloria. Tuttavia prima di andarsene Petrolini trova ancora il tempo di infilare come se niente fosse, in mezzo ai memorabilia, un paio di pezzi al fulmicotone: il resoconto della sua esperienza giovanile al riformatorio, e le sue riflessioni di artista di fronte alla sofferenza e all'intuizione della fine.
La narrazione della disavventura correzionale del Petrolini tredicenne prende spunto dalla visita in camerino che gli fa il nuovo direttore del riformatorio, il quale si è accorto della presenza in archivio dei dati dell'illustre corriggendo, e vuol saperne di più sulla faccenda. Veniamo così anche noi a sapere che il giovanissimo Petrolini, a seguito di una rissa, con esagerata severità venne rinchiuso in riformatorio. Lì, seppur per un breve periodo, ebbe molto a soffrire a causa dell'ingiustizia del regime carcerario e della rudezza dei carcerieri. Accogliendo l'invito del nuovo direttore Petrolini visita il riformatorio e loda i cambiamenti rispetto a quando lui fu lì trattato in modo disumano. In seguito più volte inviterà i corrigendi a vedere gratuitamente i suoi spettacoli a teatro.
Certo è che venticinque anni or sono la permanenza in quel luogo mi fu utile - ma non utile come potrebbe esserlo a quei corrigendi che vi si trovano ora - utile nel senso che io penso che l'avversità sia utile. Sono convinto che per avere qualche soddisfazione nella vita è necessario essere stato un disgraziato! Quella sventura nella mia fanciullezza ha disposto meglio l'animo mio e indubbiamente ha rinvigorito il mio carattere.
Altre pagine toccanti arrivano quando Petrolini riflette, in modo semplice e schietto, sulla vita e sulla necessità che un artista ha di lasciar traccia di sé:
Io scrivo perché in fondo sono convinto che, scomparso un attore, tutto scompare con lui, e siccome io amo la longevità penso che se io mi defungo, quando si leggerà un mio libro sarò io a tornare... mi sembrerà di rivivere, anche da morto... E se fossi convinto che quando parleranno di me io tornerò a sentire? vi sembra poco, anche se fosse un'illusione?!...
Verso la fine del libro prende la parola il Petrolini malato:
Per scrivere bene [...] occorrerebbe avere il tempo di scrivere: io lavoro sempre; quando non lavoro vuol dire che sto male, e quando sto male scrivo... [...] Ora frequento un corso di malato saggio, ma da parecchi anni ne seguo un altro, per esser promosso defunto effettivo: sembra impossibile, ma non ancora ci riesco... Con me però c'è il signor D'Aspetto che gode ottima salute: non c'è uno che venga a farmi visita e non mi dica: - Ma sa che D'Aspetto sta proprio bene? - Purtroppo, D'Aspetto sta bene, ma sto male io.
Per Petrolini ovviamente è un obbligo scherzare sulla propria fine. Si racconta che, in punto di morte, al medico che gli dice che lo trova in via di guarigione, lui risponda: - Meno male, così almeno me moro guarito!
La cosa naturalmente, finì li: certe cose non possono finire se non lì...
L'unica cosa che mi è piaciuta è il signor D'ASPETTO ...OK...
RispondiEliminaIn fondo mi sa che tutti noi scriviamo ( dipingiamo, componiamo musica ecc) per lasciare una traccia del nostro passaggio... pur non essendo artisti.
RispondiEliminaIo consiglio anche di far figli, quanto a arte, a tirarli su ce ne vuole
EliminaTu vai subito sulle cose difficili.
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