Un attimo di disattenzione e... puff! Il suo fratellino di appena tre anni, che lo aveva accompagnato a far la spesa al supermercato, è sparito nel nulla. Cinque anni dopo, il giovane Ben è alla ricerca del primo lavoro, e lo trova, guarda caso, in quello stesso supermercato in cui è successa la disgrazia che ha segnato per sempre lui e la sua famiglia. Ben accetta il lavoro. Lo fa per disperazione... O forse per indagare? Questo lo spunto accattivante di Bad Man di Dathan Auerbach, un thriller americano dalle aspirazioni Stephenkinghiane e dalla trama originale, come pure l'ambientazione, e con un protagonista interessante. Purtroppo, però, almeno nella versione italiana, il romanzo è penalizzato da uno stile pesante, contorto, spezzato e imprevedibile, che costringe e leggere e rileggere più volte le stesse pagine, e anche ogni tanto e a tornare indietro di qualche capitolo, per cercar di capire che cavolo sta succedendo. Non so se si tratta anche di un difetto del testo originale, è probabile che lo sia, ma di certo traduttore ed editor italiani non sono esenti da colpe, per non aver realizzato un adattamento più leggibile. Un'occasione perduta.
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