Con la partecipazione della più celebre coppia di Hollywood in veste di mascotte.

mercoledì 11 dicembre 2019

The Ballad of Jethro Tull: quando il progressive rock diventa classico

Il volume The Ballad of Jethro Tull racconta i primi 50 anni di carriera di Ian Anderson, vera icona del Progressive Rock, e dei suoi Jethro Tull. Lo fa con splendide immagini e un sapiente mixaggio di interviste, che si completano a vicenda dando l'illusione al lettore che i protagonisti se ne stiano tutti insieme seduti in salotto a chiacchierare. Ma è più di questo: sfogliando il libro volano 50 anni di storia della società, e, in ultima analisi, della nostra vita, oltre che di storia della musica e del music-business. Ormai il tempo ha trasformato la trasgressione in canone: anche il più iconoclasta, il più dirompente e non commerciale elemento di rottura del panorama musicale è diventato monumento, classico di lusso, da onorare e celebrare. Lo stesso destino è toccato agli altri mostri sacri del Rock e del Progressive Rock, ma nel caso dei Jethro Tull la cosa forse è ancor più paradossale, perché saranno per sempre legati all'immagine trasandata e quasi puzzolente del leader, così come si presentava nei primi anni '70, infischiandosene perfino della regola non scritta che tuttora vuole che il frontman di un gruppo sia figo e desiderabile dalle donne. 


Ian Anderson nei primissimi anni '70



Quando avevo quattordici anni un mio compagno di classe mi prestò una musicassetta registrata dal giradischi di casa, con Aqualung su un lato e Thick as a Brick sull'altro. La ascoltai e riascoltai fin quasi a consumarla, sul mio mangianastri mono, al quale avevo scoperto che era possibile attaccare una cassa del giradischi stereo, il che rendeva il suono meno piatto. Ma solo quando ascoltai i Jethro Tull dal vivo per la prima volta mi resi conto che il riff di flauto di My God era più articolato di quanto il nastro magnetico mi permettesse di capire: il fruscio e la ristrettezza della banda avevano unito e semplificato le note. 

Jeffrey Hammond, lo storico bassista "zebrato", in azione


Da allora non ho praticamente mai smesso di ascoltare la musica di Ian Anderson e dei Jethro Tull, nelle sue infinite trasformazioni. Oggi per fortuna i supporti digitali permettono un ascolto di qualità. E nei concerti dal vivo i Jethro Tull, avendo lasciato ormai ad artisti di altre generazioni il compito di riempire gli stadi, sono tornati a esibirsi nei teatri, recuperando la verve quasi da avanspettacolo degli esordi. In tanti anni decine di musicisti si sono alternati agli strumenti, e il burattinaio Ian Anderson ha esplorato diversi territori musicali, ma mantenendo uno stile originale, distintivo e inimitabile, fatto soprattutto di contaminazioni tra hard rock, jazz e folk.


L'attuale batterista Scott Hammond (40 anni dopo un nuovo Hammond, ma non sono parenti) accanto a un
moderno (e ormai pelato) Ian Anderson ai comandi dello space shuttle e sempre saldamente alla guida del gruppo


The Ballad of Jethro Tull è adatto solo ai fan, ma la musica dei Jethro Tull è adatta a tutti. Basta, magari, aver la pazienza di ascoltarla una seconda volta, visto che al primo ascolto può risultare un po' strana, per restare conquistati dall'istrionico Ian. Anche il mio gatto ne sa qualcosa.

Un nuovo fan




4 commenti:

  1. Ho conosciuto il gatto e penso che non poteva stare in una altra famiglia...OK...

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  2. Non ho mai comprato dischi dei Jethro Tull, però sono andato un paio di volte ai loro concerti. Loro vengono spesso in Italia, soprattutto a Roma.
    La loro musica rende molto dal vivo, perchè è simile al jazz e al barocco, basata su fraseggi ed assolo, per cui anche se non conosci le canzoni riesci ad apprezzarli lo stesso.
    Adesso Ian Anderson si è tagliato quei pochi capelli che gli erano rimasti, e sembra un tranquillo pensionato borghese.
    Quest'anno sono previsti altri concerti progressive rock qui a Roma: le Orme e gli Yes

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  3. Ian Anderson e i Jethro Tull io è come se fossi abbonato: li ho visti una decina di volte. Gli Yes li ho già visti 2 volte e quest'anno li salto, anche perché ho speso un sacco di soldi per poter andare a Lucca con moglie e figlio a vedere Paul McCartney (anche lui l'ho già visto dal vivo 30 anni fa, ed è stato incredibile, speriamo sia ancora in gamba come allora!). Le Orme? Devo approfondire la loro conoscenza prima di comprare eventualmente il biglietto: io in realtà sono del partito PFM

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    1. Ovviamente, né il concerto degli Yes di cui parlava Leo, né quello di Paul MccCartney che dicevo io si sono svolti, causa epidemia di Covid. Se 'st'infezione non si sbriga ad andarsene i nostri artisti preferiti moriranno di vecchiaia prima che noi si possa tornare a sentirli dal vivo :(

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