Con la partecipazione della più celebre coppia di Hollywood in veste di mascotte.

lunedì 28 luglio 2014

Le vergini suicide

Le cinque sorelle Lisbon. Cecilia, Bonnie, Lux, Mary, Therese. Amate, desiderate, spiate, sognate, oggetto di curiosità morbosa e collezionismo quasi necrofilo, sono la vera ossessione di un narratore collettivo (i ragazzini del quartiere), che scrive alla prima persona plurale. Il mistero di un universo femminile recluso, osservato da una casa sull'albero. Un archivio di ricordi, una collezione di reperti, un accumulazione quasi caotica di fatti minimi e testimonianze di per sé insignificanti, con la morte che da al tutto il sapore di un mistero dolciastro. Tutte e cinque le ragazze moriranno suicide nel giro di un anno. Perché?


Dopo la morte di Cecilia, la più piccola e più problematica delle sorelle, la prima a togliersi la vita, la loro casa, il quartiere, il mondo quasi, hanno cominciato a deteriorarsi, a decomporsi... C'è un disegno premeditato, un patto diabolico? Attenti: questo è un romanzo decadente e maledetto. Stephen King dallo stesso soggetto avrebbe potuto trarre un saltellante thriller sovrannaturale. Jeffrey Eugenides invece annulla qualsiasi suspense e seppellisce la vicenda con il suo narrato denso e resinoso, che riempie e livella tutto il romanzo. Figure retoriche a non finire popolano una prosa pesante, ripetitiva e appiccicosa, che razionalmente dovrebbe essere illeggibile, e invece, incomprensibilmente, è affascinante, e invischia irreversibilmente il lettore. Il romanzo procede senza alti né bassi, dall'inizio alla fine. Termini il libro, ma non scendi dalla casa sull'albero: non finirai mai di pensare alle sorelle Lisbon. Morbosamente.

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