Come d'abitudine, alterno grandi nomi della letteratura popolare a illustri sconosciuti, e metto fianco a fianco, tra i miei commenti, libri pubblicati da grandi e piccoli editori. E' la volta di Un invito inatteso di Antonio Pilieci. Il dolore e il dolore della morte è il tema della conferenza (qualcosa tra un convegno di studi e una conferenza stampa) indetta... dalla morte in persona! Teatro dell'evento, cui è invitata la crema dei direttori dei quotidiani mondiali, è la sede di Confindustria, a Roma. Questo è lo spunto, che non esito a definire geniale, del pamphlet di Antonio Pilieci. Non mi vengono in mente precedenti altrettanto originali su questo tema. Purtroppo allo spunto assai sfizioso non fa seguito una trattazione interessante o illuminante, bensì un'imprevedibile polpettone di cincischiamenti filosofici.
Delle domande di giornalisti così verbosi e inconcludenti, e delle farneticazioni erudite e compiaciute, ma vuote di reale significato, di una morte in tailleur, chi ha veramente bisogno? Il libro esaurisce la sua carica evocativa nella prima pagina, e risulta per il resto noioso e pesante come un macigno, difficilmente leggibile, nonostante la brevità.
Antonio Pilieci è un personaggio con il quale dovrei avere qualche affinità: come me è laureato in matematica, come me vive a Roma, come me ha origini calabresi, come me insegna in un liceo scientifico, come me è autore (non) emergente. Lo aspetto al varco per una prossima prova, ma per questa volta direi che ha mancato l'appuntamento con il capolavoro, nonostante la bontà dello spunto, perché ha dato voce a quel principe del foro meridionale, verboso e inconcludente, che sotto sotto è in ciascuno di noi, senza porvi il doveroso freno.
Un invito inatteso è adatto a tutti e a nessuno: a chi si interroga sulla vita e sulla morte (ovvero tutti gli uomini) e cerca consolazione nel puro piacere della disquisizione filosofica (io non conosco nessuno che lo faccia, ma magari ce ne sono).
Un invito inatteso è adatto a tutti e a nessuno: a chi si interroga sulla vita e sulla morte (ovvero tutti gli uomini) e cerca consolazione nel puro piacere della disquisizione filosofica (io non conosco nessuno che lo faccia, ma magari ce ne sono).
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