Con la partecipazione della più celebre coppia di Hollywood in veste di mascotte.

giovedì 13 novembre 2014

Mr. Mercedes

Torno a parlare di Stephen King! L'ultimo romanzo, Mr. Mercedes, è una sorta di thriller del tipo "caccia al terrorista-serial killer". SK naturalmente è un mostro sacro della narrativa popolare, nel pieno della maturità, ricco di esperienza e con alle spalle romanzi scritti con stile accattivante e personale, per cui era lecito aspettarsi qualcosa di interessante. In effetti c'è del buono: il personaggio dell'investigatore in pensione è memorabile. Bill Hodges è vecchio, depresso, ostinato... e non è certo un santo: basti pensare che accetta un duello mortale al solo scopo di sentirsi nuovamente vivo, e poco gli importa della legge e dei rischi che fa correre agli altri. Zio Steve riesce a renderlo vero e credibile, e la prospettiva di una serie basata su questo personaggio la trovo allettante.

Eppure Mr. Mercedes è un romanzo deludente, e vi spiego perché. 



Secondo me il problema dell'ultimo romanzo di SK è una scelta stilistica imprevedibilmente banale e sciatta. Abbiamo un narratore onniscente e un punto di vista itinerante, ma soprattutto focalizzato sui due personaggi. Ci alterniamo quindi tra l'ex-detective Hodges e il giovane Brady, un pericolosissimo ma piuttosto strampalato "mostro" psicopatico. Il narrato contiene diverse situazioni poco credibili, ma soprattutto i primi capitoli mettono alla prova il lettore con alcune di quelle che (lo so che sembra assurdo dirlo) mi verrebbe da definire ingenuità da principiante. La scelta di esordire con personaggi destinati a fare una brutta fine entro poche pagine, per esempio, è un effettaccio a buon mercato che frustra l'empatia iniziale del lettore. Anticipare poi senza motivo apparente il seguito della narrazione, inserendo commenti del tipo "pochi minuti dopo gli sarebbe successo questo e quest'altro" mi è sembrata un'altra strana stonatura. E quando facciamo conoscenza col detective Hodges, seduto davanti alla TV, è davvero una sfida seguire i suoi pensieri, che vengono espressi in modo immotivatamente involuto e oscuro. Poco importa: qui parliamo di SK, e nessuno si ferma di fronte a qualche bruttura imprevista. Siamo sorpresi, certo, ma teniamo duro, andiamo avanti, sappiamo che saremo premiati. Così è infatti: il romanzo via via prende ritmo, si fa interessante e godibile (fin quasi alla fine). Come sempre avviene col Re, "entri" nel libro e lo leggi in un amen. 

E' vero, il terzetto dei buoni (uomo maturo, ragazzo e donna) ricorda un po' il trio Batman-Robin-Batgirl. C'è anche un avvicendamento delle Batgirls, come spesso avviene nei fumetti, grazie a un effetto pirotecnico che qui lascia un po' di stucco, ma chi se ne importa.

Poi, però, quando il romanzo è bello e finito, ecco un'altra stranezza: non troviamo la parola fine. I personaggi principali (superstiti), invece, continuano a chiacchierare per varie pagine. Vanno perfino a fare un picnic! La cosa non è resa meno noiosa dal colpetto di scena finale. Oh, no, chi se l'aspettava? Forse non sarà solo il vecchio e intrigante detective Hodges a compariere nei prossimi capitoli della saga. Anche il brutto e cattivo Brady corre il serio rischio di essere riproposto in futuro. Ok, però... andiamo! Un picnic finale?  Roba da Peppa Pig! 


Mi viene in mente la cerimonia della premiazione finale in Guerre Stellari: il film è finito da un pezzo, non c'è più memmeno un dialogo, solo sorrisi compiaciuti, ma George Lucas continua a girare una scena lunga e poco significativa. Ebbene SK fa qualcosa di simile nell'epilogo di Mr. Mercedes. Dopo, quando il romanzo è finalmente finito davvero, partono i ringraziamenti. Qui Papà Steven si spertica di lodi nei confronti dei figli e della moglie, che, si sa, son tutti (o quasi) scrittori di thriller. SK li ringrazia per i consigli e per l'aiuto nell'editing, ma il sospetto che Mr Mercedes possa essere in realtà un prodotto realizzato a più mani dalla famiglia King mi ha sfiorato. 

In realtà è più probabile che il vecchio Steve abbia semplicemente voluto realizzare un prodotto commerciale, degno d'interesse per il fatto che è un po' diverso dal (suo) solito, ma che lo abbia fatto un po' frettolosamente. Andrà meglio la prossima volta. Io, come al solito, lo aspetto al varco.

Nessun commento:

Posta un commento