Vi voglio raccontare una storia, una cosa che fino a qualche anno fa avrei detto che era una fiaba, ma che adesso invece vi dico: è un racconto fantasy! Parla di un talismano magico... che poi uno potrebbe dire: che bisogno c’è di dire anche che era magico? Infatti un talismano, se non è almeno un po’ magico, che talismano è? Non lo so, ma suona tanto bene così, sentite: Il talismano magico. Bello, no? Allora, che facciamo, incominciamo?
Dunque, c’era una volta un mago, un mago
che aveva un talismano magico che portava sempre appeso al collo con un cordino
di cuoio.
Il talismano aveva questo straordinario
potere: ogni volta che il mago si dimenticava qualcosa, qualcosa che doveva
fare, nel momento in cui avrebbe dovuto ricordarsi di farla, il talismano
interveniva, e riportava indietro il tempo fino all’istante precedente a quello
in cui il mago si era dimenticato quella cosa che avrebbe dovuto fare, e così
gli impediva di dimenticarsene. Va da sé che questo talismano magico, se interveniva, ovvero se il mago aveva dimenticato qualcosa, voleva dire che il
talismano non era intervenuto, ovvero che il mago in realtà non aveva
dimenticato nulla, oppure che il talismano stesso non aveva funzionato. In pratica
questo talismano funzionava solo quando non funzionava, perché, in altre
parole, quando funzionava voleva dire che non funzionava. Potrebbe sembrare una
cosa difficile da capire, e in effetti lo è, perché è un paradosso che qualcosa
funzioni solo se non funziona, e uno di voi potrebbe tranquillamente
arrabbiarsi con me e chiedermi a brutto muso: ma insomma, questo talismano
magico funzionava, sì o no? Al che io gli risponderei: chi se ne importa? Tanto, fatto sta che quel mago aveva una memoria di ferro e non dimenticava mai
niente.
Insomma parlavamo di questo mago, quello
che aveva un talismano appeso al collo eccetera. Ebbene questo mago era in
viaggio, e viaggiava a dorso d’asino, perché a quei tempi non c’erano le
macchine, anzi non c’erano nemmeno le biciclette e neanche i pattini. Come vi
dicevo, il mago era in viaggio a dorso d’asino, ed era in viaggio verso la
capitale del regno, perché qui stiamo parlando di una storia ambientata tanto
tempo fa in un paese lontano, che chiameremo il Regno di Ics. Il nostro mago
voleva andare a offrire i suoi servigi al re di Ics, e per questo era in
viaggio verso la capitale, perché la capitale è per l’appunto quella città dove
lì ci sta dentro il capo, cioè, in questo caso, il re. Ma intanto che io vi sto
spiegando tutto questo, il mago è arrivato, per cui adesso vi racconto del suo
incontro col re.
Re: Chi siete voi, messere?
Mago: Sono un mago, maestà, e vengo da
lontano a dorso d’asino fino a voi per offrirvi i miei servigi.
Re: Dunque voi siete un mago? E ditemi,
quali magie siete in grado di compiere?
Mago: In verità, mio re, le mie arti
magiche sono prodigiose: infatti io so fare magie così stupefacenti da non
potersi immaginare. Questa è la mia specialità: qualunque magia che non sia possibile
immaginare, io la so realizzare.
Il re avrebbe voluto mettere il
sedicente mago alla prova, ma per quanto si sforzasse non gli riusciva di
immaginare una magia che non si potesse immaginare, perché ogni volta che gli
sembrava di averne trovata una, immediatamente questa diventava una magia che
si poteva immaginare, e come tale era esclusa. Per cui passò oltre:
R: E per quanto riguarda le magie che
si possono immaginare, come ve la cavate?
M: Non sono la mia specialità, ma di
solito me la cavo abbastanza bene.
R: Per esempio, potete rendere
invincibile la mia spada?
M: Hmmm... Credo di sì, ma siete
sicuro di volerlo?
R: Certo!
M: Allora fate quel che vi dico,
maestà. Infilate la lama in quella fessura, lì, nello spazio tra due pietre nel
muro.
R: Come, così?
M: Bravo. E ora saliteci sopra, come
faccio io, e saltate con me! Forza!
R: Ma... fermatevi! Così si spezzerà!
Troppo tardi: la spada si spezzò in due
con gran fragore.
R: Cosa avete fatto! Che me ne faccio
di una spada spezzata a metà?
M: Volevate o no che questa spada
diventasse invincibile?
R: Certo! Ma adesso è inservibile!
M: Appunto: se è inservibile, è anche
invincibile!
R: Come sarebbe a dire?
M: Riflettete, maestà: se non può
essere usata in battaglia, come potrebbe essere sconfitta?
Il re si tirò la barba perplesso. In
effetti era vero. La spada rotta era inservibile, ma proprio per questo era
anche imbattibile. Già. Il mago aveva ragione. Però non era certo questo che il
re voleva da lui!
R: Sapete vedere il futuro?
M: Certamente, sire. Ho il potere
della veggenza. Vedo e prevedo il futuro, ma vi avverto: per ottenere questa
facoltà ho dovuto prestare giuramento di non rivelare mai né il presente, né il
passato. Se violassi tale consegna, perderei immediatamente il potere della
veggenza.
R: Bene, ditemi dunque, cosa accadrà
domani?
M: Non posso dirvelo, maestà.
R: Come sarebbe a dire? Conoscete il
futuro sì o no?
M: Sì, ma vedete, maestà, il futuro
di oggi è il presente di domani e il passato di dopodomani. Se io vi rivelassi
il futuro di oggi violerei il giuramento.
R: Violate dunque tale giuramento, per
riguardo al vostro re!
M: Questo è impossibile: se lo
facessi, perderei immediatamente il potere di vedere il futuro, e non potrei
comunque dirvi alcunché.
Il re stava perdendo la pazienza. Come
dare il fatto suo a quell’arrogante di mago? Rifletté in silenzio per qualche
minuto, poi disse:
R: Sappiate, potente mago, che io, in
quanto re, ho il potere di vita e di morte sui miei sudditi, e ho già deciso il
vostro destino, se cioè farvi tagliare la testa oppure no. Vi chiedo perciò di usare
i vostri poteri arcani per indovinare qual è stata la mia decisione. Poiché
però mi state fortemente antipatico, vi dirò che se per caso azzeccate, io
cambierò la decisione presa. Se invece sbagliate, la manterrò!
Il Mago rifletté velocemente su quel che
significavano le parole del re. Se avesse detto che il re aveva deciso di
risparmiargli la vita, il re lo avrebbe fatto uccidere, sia che prima avesse
davvero deciso di farlo morire, sia che invece avesse deciso di risparmiarlo. Se
avesse detto che il re aveva deciso di farlo morire, il re gli avrebbe
risparmiato la vita, sia che in precedenza avesse davvero deciso di farlo
vivere, sia che invece avesse deciso di farlo morire. In poche parole, se
voleva vivere, doveva dire che il re aveva deciso di farlo morire. E poiché
voleva vivere, dichiarò:
M: Maestà, so per certo che avete
deciso di farmi tagliare la testa!
R: Ebbene, allora vivrete!
M: Grazie, maestà!
R: Ma, poiché avete sbagliato a
indovinare, e quindi siete un mago squinternato e mezza calzetta, oltre che
antipatico e arrogante, non vi permetterò di stare a corte con me. Andate via
di qui!
Fu così che il furbo re cacciò via dalla sua
corte il mago col talismano magico, quello che funzionava solo quando non funzionava eccetera, mago che era effettivamente assai antipatico e
arrogante. Ma non passò molto tempo che lo mandò a
chiamare per affidargli un incarico importante nell’ufficio legale di corte,
come suo personale avvocato azzeccagarbugli.
Mi è solito girovagare per il web alla ricerca di storie e nuovi autori ma mai avrei creduto di trovare il mio professore di matematica e ancor meno avrei pensato di leggere una storia così "nuova" e bella.
RispondiEliminaNon credo sia adeguato farle i complimenti; comunque sia il suo è davvero un bellissimo racconto.
Ciao! Mi hai beccato! In tanti anni sei la prima studentessa che scopre il terribile segreto della mia doppia vita! So che sei una lettrice affamata, e vorrei che tutti i miei studenti amassero leggere, come me e come te.
RispondiEliminaDisclaimer: la lettura di qualsivoglia narrativa, fosse anche prodotta da insegnati di matematica, non ha alcun rapporto diretto con il rendimento scolastico in matematica.
Bello questo racconto! In fondo il mago è antipatico solo per l'interlocutore diretto, ma per un lettore esterno la sua "paraculìa" è formidabile.
RispondiEliminaSa un po' di Italo Calvino, no?
RispondiEliminaIn effetti sì: Italo Calvino con un pizzico di Paolo Nori
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