Niente investigatori in questo pseudo giallo giapponese. La ricostruzione del delitto avviene seguendo i personaggi nelle loro peregrinazioni tra alberghi a ore e centri massaggi, in un Giappone paradossale, dove tutti soffrono terribilmente, perché non riescono ad avere dei normali rapporti sociali e sentimentali. Salvo poi trasformarsi tranquillamente in macchine da sesso con dei sostanziali sconosciuti incontrati in apposite chat. Un hobby che però può diventare pericoloso, a giudicare da quel che accade alla povera Yoshino. E Mitsuyo? Tutto quel che vorrebbe è avere qualcuno da abbracciare. Farà anche lei, per questo, una brutta fine? Oppure le cose non sono mai esattamente come sembrano?
Qualche parola su alcune delle scelte fatte in fase di traduzione e adattamento di questo romanzo. Chissà perché si è scelto di usare a tambur battente il passato remoto anche quando sono presenti dei flashback, rendendo difficile distinguerli dal resto della vicenda, quando sarebbe bastata più attenzione all'alternanza con il trapassato per rendere le cose più chiare. Altra scelta opinabile, quella di condire abbondantemente il romanzo di termini in lingua originale (si fa per dire, dato che ovviamente si usa una traslitterazione fonetica) anche quando le alternative italiane (es. emporio o discount, per konbini) c'erano, costringendo il lettore a rimbalzare troppo spesso tra il testo e il glossario.
Ma cos'è, alla fin fine, L'uomo che voleva uccidermi? Non è un giallo né un thriller, nonostante qualcuno lo stia contrabbandato come tale, ma l'ennesimo affresco delle contraddizioni del Giappone moderno, che tra una marchetta e un disperato grido di solitudine lascia il lettore con un profondo senso di tristezza.
Qualche parola su alcune delle scelte fatte in fase di traduzione e adattamento di questo romanzo. Chissà perché si è scelto di usare a tambur battente il passato remoto anche quando sono presenti dei flashback, rendendo difficile distinguerli dal resto della vicenda, quando sarebbe bastata più attenzione all'alternanza con il trapassato per rendere le cose più chiare. Altra scelta opinabile, quella di condire abbondantemente il romanzo di termini in lingua originale (si fa per dire, dato che ovviamente si usa una traslitterazione fonetica) anche quando le alternative italiane (es. emporio o discount, per konbini) c'erano, costringendo il lettore a rimbalzare troppo spesso tra il testo e il glossario.
Ma cos'è, alla fin fine, L'uomo che voleva uccidermi? Non è un giallo né un thriller, nonostante qualcuno lo stia contrabbandato come tale, ma l'ennesimo affresco delle contraddizioni del Giappone moderno, che tra una marchetta e un disperato grido di solitudine lascia il lettore con un profondo senso di tristezza.
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