Con la partecipazione della più celebre coppia di Hollywood in veste di mascotte.

venerdì 5 gennaio 2018

Detective che vedono i fantasmi: Il Bosco di Mila

Tra gli scrittori di thriller sembra andar di moda il paranormale, specie se collegato al personaggio del detective. Recentemente di romanzi in cui l'investigatore vede i morti o è aiutato dai fantasmi, me n'è capitato in mano più d'uno, e ve ne voglio parlare. E voi ne conoscete altri? Intanto iniziamo oggi con il romanzo Il Bosco di Mila, di Irma Cantoni. Proseguiremo la prossima volta con L'Occhio del faro di Heine Bakkeid.



Vincitore di un premio dell'editore Libromania, questo libro ci viene spacciato come potenziale bestseller, che "non ha nulla da invidiare ai thriller scandinavi". Come se nei thriller scandinavi ci fosse qualcosa da invidiare! Beh, a parte le vendite, ovvio. A mio parere, al di là della propaganda, si tratta invece di un romanzo dalla trama pericolante e dalla protagonista strampalata e ciononostante scialba. A salvarlo è lo stile, corretto e non eccessivo, che lo lascia comunque leggere.

Dunque, in questo bosco ci stanno una bambina rapita e un'altra uccisa per sbaglio. La bimba rapita appartiene a una famiglia ricca, i Morlupo.


Ma questi Morlupo, saranno brave persone, o magari invece si tratta di una famiglia che nasconde mille segreti, come sta anche scritto in bella evidenza nel sottotitolo? Boh? Chi lo sa? Suspance uguale a zero, grazie al sottotitolo suicida! 


La bambina morta è cinese e, a parte quel gangster da quattro soldi del fratello, che quando non la si trova più pensa l'abbiano rapita per fargli dispetto, nessuno se ne preoccupa più di tanto: quando sparisce, al ritorno della gita, neanche avvertono il maestro. Ma, si sa, i cinesi sono strani (in questo romanzo senza dubbio sì!). 

La commissaria Vittoria Troisi indaga. Questa commissaria tanto per cambiare è malinconica e problematica nei rapporti con gli altri. E vede i fantasmi, sì, specie il suo spirito guida, che poi è un criminale che lei stessa ha ucciso, che poi è un haker con cui lei sola comunicava... Chiaro, no? I fantasmi e la meditazione trascendentale, o quello che è, l'aiutano nel suo lavoro. 

La commissaria, a mio parere, è un personaggio per nulla riuscito: è fatta con qualche idea niùeigg e con i soliti clichet da poliziotto scazzato. A parte qualche ricordo d'infanzia, poi, non ha famiglia e non ha passato al di fuori del proprio lavoro. A meno che non si voglia demandare la questione al racconto Il Cartomante, dove, secondo la quarta di copertina, la commissaria fa il suo esordio. Questo racconto però non risulta disponibile né nei bookstore, né nell'archivio del sistema bibliotecario. 

Il romanzo, come detto, mi sembra star in piedi per miracolo. A puntellarlo infatti, e pure con apatia, c'è solo lo sbiadito personaggio principale. Ad attivarsi con impegno per sgangherarlo, invece, ci sono i personaggi secondari, con la loro mancanza di credibilità, e soprattutto il deus ex machina. Questo arriva dal passato più remoto, per raddrizzare i torti, sfruttando passaggi segreti e altri espedienti ridicoli, e rimane alla fine buono e impunito, perché il fine, come si sa, giustifica i mezzi. Almeno per i buoni, che, a quanto pare, anche per gli investigatori sono al di sopra della legge. No, signori: qui il personaggio più credibile è il fantasma della cinesina!

L'indagine pure è apatica, e alla fine si risolve da sola, senza grossi contributi da parte dell'inconcludente personaggio principale. Il che non sarebbe neanche male: mica devono essere tutti Sherlock Holmes! 

La scrittura di Irma Cantoni, in questo guazzabuglio, resiste, e si rivela paradossalmente valida, tanto da aspettare il suo prossimo romanzo sperando che, per una volta, un autore di un certo successo non si faccia tentare dalle irresistibili sirene della serialità.

Nessun commento:

Posta un commento