Conoscete i giochi di ruolo? Sono quei giochi che richiedono solo un paio di strani dadi e un po' di fantasia, e ci permettono di vivere fantastiche avventure restando tranquillamente in casa con gli amici. L'ideale quando fuori piove, o fa troppo freddo, troppo caldo... o si spende troppo! Oggi ho incontrato per voi Luigi Finocchi in persona, il creatore del mondo di Hatra: l'ultimo nato nonché il più perfezionato tra i giochi di ruolo. Vi dico subito che penetrare il suo antro, tra casse di carte collezionabili, computer mezzi montati e mezzi no, pile di libri, dvd e, incredibile a dirsi, videocassette, tutto alla rinfusa, mi ha richiesto un paio di tiri-salvezza. Ma in qualche modo ce l'ho fatta. Vai con l'intervista!
GG: Sono qui con Luigi Finocchi, chimico, tecnico informatico, esperto di tecnologia, di Software e Hardware, di videogiochi e di giochi di ruolo, di film di fantascienza e miniature, lettore olimpionico di romanzi fantasy, spacciatore di carte da gioco collezionabili... Dimentico qualcosa?
LF: No, no. Hai detto tutto.
GG: Se ci fosse un'associazioneo nazionale dei Nerd, ti eleggerebbero presidente.
LF: C'è, però mi hanno eletto segretario, non presidente. Il presidente è a un livello più alto: non esce mai di casa.
GG: Oggi esordisci con una pubblicazione fantasy, ma non si tratta di una trilogia di romanzi, stranamente, si tratta invece del manuale di un gioco di ruolo. Cos'ha Hatra di diverso da tutti gli altri? E cosa di uguale?
LF: Si muore più facilmente, il che è una gran cosa, per un arbitro sadico. Di uguale a tutti gli altri giochi di ruolo ci sono, come al solito, le spade, la magia, i maghi, i guerrieri, ecc...
GG: Ma che vuol dire, Hatra?
LF: E' un quasi-anagramma di Earth. Da non confondere col sito archeologico omonimo, che si trova, credo, in Iraq. Ma forse ormai lo hanno distrutto i Talebani, fammi controllare... No, c'è ancora.
GG: Parlaci del contesto narrativo.
LF: E che diavolo significherebbe?
GG: Non lo so, non mi ricordo, me l'ero scritta in precedenza. Vabbé, parlami allora dell'ambientazione del gioco.
LF: Una classica ambientazione fantasy con sullo sfondo una antica civiltà tecnologica, di cui sopravvivono sparuti resti, dato che l'azione si svolge 50000 anni dopo la disgregazione di tale civiltà, in un mondo in cui la tecnologia è rozza, al livello medievale, ma condito di magia. Un mondo insomma che rispecchia la tipica ambientazione fantasy.
GG: Giocare ai giochi di ruolo significa evadere dalla realtà?
LF: No, è la realtà che è un'evasione dai giochi di ruolo. Scherzi a parte si tratta certamente di due realtà che vanno tenute separate per evitare problemi mentali. Ma bisogna dire che giocare ai giochi di ruolo aiuta a sviluppare la capacità di pianificare, cosa che quindi ha utili ricadute sulla vita reale.
GG: Questa poi non l'avevo mai sentita!
LF: Ma scusa, quante volte ti è successo di stare in campeggio e accorgerti che non hai con te l'acciarino? Sarà sicuramente capitato anche a te, no?
GG: Ehm...
LF: Inoltre, vuoi mettere quanto è utile avere sempre a portata di mano una bella clava? Se uno prova a fregarti il parcheggio, tu lo avvisi: "Guarda che la mia clava fa un dado da quattro di danno!", vedrai che ci ripensa.
GG: Bah... Non è tanto quanto è grossa e che danno fa la clava, ma come la usi.
LF: In effetti sulla clava non ha la maestria, ma solo la competenza base... Ma questa e altre cose le scoprirai se giocherai a Hatra.
GG: Passiamo alla prossima domanda. Fare il master da un senso di onnipotenza?
LF: No. Più che una divinità, sei un arbitro delle azioni dei giocatori. In realtà la sensazione più frequente è un senso di sconforto, quando i giocatori non arrivano a capire le più elementari conseguenze delle proprie azioni. Se l'arbitro ti dice che in un certo posto che incontri nel gioco ci sono delle bellissime armature in vendita a un prezzo accessibile, secondo te, perché lo fa? Se poi tu non te la procuri, l'armatura, e nel seguito dell'avventura muori miseramente, con chi te la devi prendere?
GG: E allora, creare un gioco di ruolo, cioè in pratica fare il master dei master, che ebrezza da?
LF: Qui già è meglio. Intanto bisogna dire che ci sono master che capiscono i regolamenti dei giochi e, se è il caso di uscir dalle regole, sanno farlo senza abbandonare lo spirito del gioco. E purtroppo ci sono anche master che fanno come gli pare in continuazione, rendendo il gioco un pasticcio. Io con il manuale di Hatra ho puntato a un risultato il più realistico possibile, ma senza dimenticare che i giocatori devono comunque impersonare degli eroi!
GG: E i videogiochi di ruolo?
LF: I videogiochi cosiddetti di ruolo... non sono di ruolo, in quanto manca loro la parte umana, e manca il contatto con l'arbitro.
GG: Quali sono i tuoi romanzi fantasy preferiti? E la tua saga fantasy preferita?
LF: Come saga mi piace "Thomas Covenant l'incredulo", di Stephen R. Donaldson. Lui viene da un mondo come il nostro, e viene catapultato in un mondo fantasy. Tu dirai: fin qui niente di strano, lo fanno tutti. Però non dimentichiamo che stiamo parlando di un classico, pubblicato nel 1977. Per tre libri lui semplicemente non crede a quel che gli sta succedendo, e pensa che sia tutto un'allucinazione. Divertente, no? Poi consiglierei "Il signore delle magie" di Lyndon Hardy. Anche questo romanzo è simpatico, perché il mondo fantasy si intreccia a volte col mondo della scienza. Per esempio un personaggio evoca un demone per separare l'aria calda dall'aria fredda e questo gli dice di esser stato già evocato tempo prima da un tale Prof. Maxwell... Stiamo parlando del diavoletto di Maxwell, ovviamente. Un altro romanzo interessante è "Demone Mancato" di L. Sprague Le Champ. Qui questo povero demone, che nel suo piano dimensionale fa il professore di filosofia, deve, come tutti i demoni, prestare servizio per un anno nel nostro mondo, con tutte le difficoltà che ciò comporta. Ma se ti dovessi parlare di tutti i romanzi fantasy che mi sono piaciuti, faremmo notte.
GG: Insomma dei romanzi fantasy apprezzi il lato divertente e originale, quando c'è.
LF: Eh, certo! Mica è divertente leggere di quelli che menano a spadate tutto quel che si muove... Quello è da TV: lì almeno si vede il sangue!
GG: E nel tuo gioco di ruolo, c'è spazio per l'umorismo?
LF: Certo, ma questo è un elemento che tocca all'arbitro sviluppare, a seconda dei giocatori che ha di fronte.
GG: Prima di lasciarci, una domanda che esce dal fantasy, contesto che finora ha monopolizzato questa nostra chiacchierata. I computer risolvono tutti i problemi che creano?
LF: Fortunatamente no, altrimenti i tecnici non avrebbero più ragione di esistere!
L'intervista con Luigi è veramente ben fat ta e dà ai giochi di ruolo un pò di ragione di ESSERE ...OK...
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