Rieccomi a parlare di gialli e thriller! Per qualche motivo inspiegabile ho contravvenuto di nuovo alla mia regola di non leggere il secondo o terzo capitolo di una serie senza aver letto il primo. Ma che ci volete fare? Ormai è quasi impossibile trovare un libro di questo genere che non si presenti con le parole: una nuova indagine di Tizio, un nuovo caso per Caio, torna l'ispettore Sempronio, una nuova inchiesta del commissario Coso... In realtà dopo questo tipo di letture di solito non trovo nulla da segnalare sugli schermi dei vostri computer. E, sulla carta, non dovrebbe rimanermi molto neanche dalla lettura de La Palude di Charlotte Link. Infatti si tratta del solito thriller sul solito serial killer, con protagonista la solita poliziotta depressa (e coprotagonista il solito poliziotto depresso), solito stile piatto eppure prolisso e un mucchio di soliti colpi di scena finali, con poco riguardo per ogni eventuale residuo di realismo. Niente di nuovo quindi. E allora, perché alla fine di tutto è come se mi restasse in bocca un buon sapore, e il mio immaginario fatica a distaccarsi dall'amena e fredda Scarborough? No, non c'entrano Simon & Garfunkel.
Intanto diciamo subito una cosa buffa: il sottotitolo parla di tre ragazze scomparse. Dunque: Hannah, Saskia, Amelie, Mandy... O una di loro non conta, perché se ne ritrova il cadavere dopo poche pagine, o hanno contato male: le ragazze sono quattro. Ma questo non c'entra nulla. La Palude mi è piaciuto. Riflettendoci, credo che sia per due motivi principali.
Primo motivo: in mezzo a tanta piattezza e banalità, i personaggi delle adolescenti rapite risaltano. Charlotte Link, anche con poche, brevi scene, disperse in centinaia di pagine di noia investigativa, sa entrare nei loro pensieri e nel loro mondo in modo efficace.
Secondo motivo: il personaggio principale, Kate Linville, funziona. A volte il suo mondo interiore viene riassunto in modo grossolano e neanche tanto sintetico, ma chissà, forse nel capitolo precedente della serie la sua infelicità e la sua solitudine venivano fuori dai fatti più che dalle parole, e qui invece c'era l'esigenza di non ripetersi troppo... Ma nonostante tutto Kate funziona, ne ammiriamo l'intelligenza e ne leggiamo la voglia disperata di essere amata e contemporaneamente la paura di essere emotivamente incapace di vivere una relazione. Ne sentiamo l'angoscia di vivere, e ci fa tenerezza.
Probabilmente tutto questo non basterà a farmi venir voglia di leggere il capitolo precedente o di aspettare i successivi, ma comunque La Palude me lo sono goduto.
Da quello che hai scritto non mi viene voglia di leggere 'la palude'...OK...
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